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domenica 4 settembre 2022

Il sole imprigionato




Il Drago Verde

C’era una volta il Drago Verde. Era simile ad una grande, enorme lucertola; la sua pelle era fatta di grandi scaglie dure come ossa, le sue zampe erano rivestite di squame appuntite e pungenti, le unghie erano affilate e ricurve come scimitarre. Sulla schiena aveva una gran cresta che pareva una catena di montagne, come quelle che disegnano i bambini dietro alle loro casette, e la sua testa era in continuo movimento. I piccoli occhi rossi riuscivano a vedere tutto alla perfezione anche nelle tenebre più fitte ma, se erano feriti dalla luce del sole, si annebbiavano e bruciavano dolorosamente.
Proprio per questo motivo egli non poteva mai abbandonare il profondo abisso della grotta dove viveva; tuttavia, anche se il suo rifugio era sprofondato nelle viscere della terra, quel maledetto Sole vi penetrava ogni anno, nel primo giorno dell’estate. Vi giungeva un solo raggio, ma era tanto luminoso da riuscire a risvegliare i colori più vivi in quell’oscuro antro che diveniva immenso, straordinariamente ricco di colonne splendide, di trine e pizzi bianchissimi, di guglie e personaggi curiosi. Gnomi, folletti, elfi e fate, nascevano dalla roccia come i fiori sbocciano sul ramo, e divenivano i protagonisti di una bellissima fiaba che si ripeteva ogni anno nello stesso giorno e nelle stesse ore. Tutto pareva animarsi, e le ombre che si proiettavano sulle pareti sembravano danzare con movenze lievi e impercettibili che davano un fascino misterioso a quella profonda cavità terrestre dimenticata da tutti. A tratti pareva persino di sentire una musica provenire dalla lontana apertura che consentiva al Sole di entrare nella grotta. Era come un suono di canne mosse dal vento, accompagnato da un sommesso stormire di foglie e da un flebile sibilo che si ripeteva ritmicamente, con un’intensità che andava crescendo per poi diminuire dolcemente, per unirsi a lunghe pause di assoluto silenzio. La gradevole melodia pareva accompagnare le danze di quelle strane creaturine, che solo la fantasia di un bambino poteva vedere nelle trasparenze di muti calcari scolpiti dalle acque del tempo. La superficie del laghetto metteva in evidenza il fondo sabbioso; quel raggio luminoso la lambiva come una carezza risvegliando trasparenze cristalline di color verde azzurro che facevano venire alla mente bianche spiagge assolate. Il loro riflesso ondeggiava in alto sul soffitto e pareva un arcobaleno che si diluiva e si frantumava in tanti veli trasparenti che ora si dividevano., ora si riunivano, e poi si sovrapponevano, si inseguivano, si fondevano, e infine si amalgamavano creando un fantastico e incantevole gioco di luci, ombre e colori. Dal soffitto stillavano, come ogni giorno, gocce che si formavano lentamente e che, divenute gonfie e pesanti, s'allungavano sempre più fino a cadere sulla stalagmite che le accoglieva sulla sua candida punta alabastrina. Da millenni le gocce cadevano, ma in quel giorno tutto era speciale. Nel soffitto parevano oscillare preziosi cristalli che, precipitando, si frantumavano in mille pezzi; in quel momento, nell’aria, si sprigionavano i colori dell’iride: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. Era tutto così bello, che veniva da piangere. Poi, di nuovo, la melodia ritornava, le danze riprendevano, e sembrava che quel giorno non dovesse finire mai più. Ma ahimè, pian piano quel fascio luminoso diveniva più sottile, e, col passar delle ore, infine, divenuto flebile e impalpabile come un filo di seta, si ritirava. Era come se una mano misteriosa lo riprendesse e lo immergesse in una voragine oscura. Così spariva. “ Addio! Arrivederci al prossimo anno!” Parevano dire le stalattiti e le stalagmiti. “E’ stato bello rivederti!” Parevano dire i folletti e gli gnomi. E le acque del lago sembravano piangere amare lacrime. Si sarebbero di nuovo immerse nel buio più assoluto per un altro lungo anno. La festa era finita.
Ma quella giornata non aveva portato soltanto gioia nella grotta; infatti vi era qualcuno che aveva trascorso ogni minuto tra terribili sofferenze. Sin dall’alba il Drago Verde si era nascosto nell’angolino più sperduto dell’antro. Le sue zampe cercavano di proteggere gli occhi, ma anche così la sua sensibilissima vista era disturbata dalla luce del sole. Per diversi giorni egli avrebbe perso la capacità di vedere nelle tenebre, e sarebbe stato costretto a vagare tentoni tra le rocce. Il lucertolone era arrabbiato anche per un altro motivo. Per quanto pensasse ed indagasse, non riusciva a capire quella strana felicità che pareva invadere la sua dimora all’arrivo del sole. Quando le sue potenti fiammate donavano luce e calore, ogni cosa pareva ritirarsi in un angolino, le colonne sembravano miseri pali scorticati, le rocce divenivano nere come insignificanti carboni, le acque assumevano fosche tinte e parevano una putrida pozza. Tutto sembrava brutto, tetro, triste. Nessun personaggio danzava, né ombre leggiadre si muovevano sulle pareti, non si sentivano musiche, né si vedevano arcobaleni. Questo Sole lo aveva proprio stufato! Che cosa aveva più di lui? E come osava continuare a disturbarlo ad ogni solstizio d’estate? Era ora di finirla con quest'invasione e doveva esserci un modo per impedirla.
Certamente egli non poteva cercare di vincere contro il Sole in una lotta leale. Ben sapeva, il nostro bestione, che il Sole era più forte di lui. Ma forse sarebbe riuscito a sconfiggerlo con l’inganno, con l’aiuto di qualche magia malefica. Molte notti passò il Drago pensando e sognando di sbarazzarsi del Sole per sempre. Quando le ultime luci del crepuscolo si dileguavano all’orizzonte, egli usciva dalla grotta. Così si accorse che, man mano che passavano i giorni, le settimane, ed i mesi, il disco solare diveniva sempre più debole, meno caldo e meno luminoso. Se fosse riuscito a colpirlo nel momento di maggior stanchezza, sicuramente avrebbe vinto l’impari lotta. Con le sue quotidiane osservazioni aveva capito che, dopo il solstizio d’estate, il Sole restava sempre meno tempo sulla Terra. Comprese così che il giorno più adatto per il suo assalto era il solstizio d’inverno. In quel momento il sole era tanto fiacco che riusciva a malapena a sollevarsi sull’orizzonte per poche ore. Quando finiva il breve giorno, l’astro pallido e cereo calava frettoloso per raggiungere al più presto il luogo del riposo. Felice per l’intuizione, il Drago mise a punto il suo piano diabolico. Avrebbe rubato al Ragno degli Abissi la ragnatela magica, che era un enorme velo nero indistruttibile, sarebbe andato all’orizzonte e avrebbe imprigionato il Sole morente di dicembre. Lo avrebbe bloccato in quella posizione, tra il cielo e il mare, impedendogli per sempre di splendere e di penetrare nel suo regno. Il buio avrebbe dominato nel cielo e sulla terra, e solo lui avrebbe donato luce e calore al mondo con la potenza delle sue terribili fiammate. Il piano era ben congegnato e riuscì a puntino. Il Sole non ebbe neppure il tempo di accorgersi dell’agguato; si trovò avviluppato nella ragnatela magica, senza alcuna possibilità di salvezza.
Sulla Terra, nessuno s'avvide di quanto era accaduto, e tutti andarono tranquillamente a letto, in quella fredda notte di dicembre. Grandi e piccini si preparavano a festeggiare il Natale ed avevano ben altro per il capo, che stare a guardare il tramonto. Ma l’indomani mattina ci fu un gran trambusto, uno scompiglio, un correre da tutte le parti. Chi dormiva alle dieci di mattina pensando che fosse ancora notte, chi si sfregava gli occhi pensando di essere diventato cieco, chi saliva sul campanile, chi prendeva la barca per raggiungere l’orizzonte, che scalava la montagna più alta, chi andava ad Est, chi ad Ovest, chi consultava enciclopedie e libri di astronomia per controllare se fosse prevista un’eclissi solare... I gatti e i cani erano così disorientati che dimenticavano di essere nemici e si stringevano gli uni agli altri, mentre i topi scorrazzavano indisturbati ... Insomma, per farla breve, sulla terra c'era un finimondo.
Ma le sciagure, per i poveri abitanti, non erano finite. A Mezzogiorno in punto il Drago Verde uscì dalla grotta per godersi la vittoria. Quando vide che tutto il mondo era immerso nelle tenebre più oscure, fu pervaso da una grande euforia. La sua enorme sagoma riempiva tutto lo spazio davanti alla grotta e pareva dominare incontrastata ogni angolo del pianeta. Per manifestare ancora di più il suo potere, egli lanciò un’immensa fiammata che fece avvampare il cielo di una luce rossa, rovente. Tutti gli abitanti videro quella spaventosa lingua di fuoco ed ebbero ancor più paura. Allora corsero a nascondersi nelle loro case; per tutto il giorno, nessuno uscì più per la strada.
Anche il Gran Deserto, quella mattina, rimase buio e freddo. Il Signore del Deserto era il Serpente Magico, un grosso rettile che conosceva numerose magie ed era molto amico del Sole. Infatti egli riceveva molti benefici dai raggi solari che gli davano tanta forza e tanta energia. Il Serpente non riuscì a spiegarsi quello strano ritardo ; per capire qualcosa di più, pensò di usare i suoi poteri magici. Aveva fretta di risolvere quel mistero, dato che non poteva stare per tanto tempo senza il vitale calore solare. Andò dunque nella sala delle magie, strisciò fino a raggiungere la Sfera del Passato, e, lanciando lunghi e modulati sibili, domandò:

So che il Passato or non è più,
ma, come sempre, dimmelo tu.
Il Sol non splende, come ogni dì,
non è arrivato, non è ancor qui.
E’ un gran mistero che non capisco.
Sfera, mia sfera sai dove è il disco?
Rivelami svelta come è questo arcano,
se vuoi che io viva e non muoia invano.

La risposta della Sfera non si fece attendere. Nel suo interno si vide una gran nube e, quando questa si dileguò, apparve l’evento del giorno prima. Il Serpente vide chiaramente come il Drago Verde aveva imprigionato il suo amico che, ormai privo d'energia, giaceva adagiato sull’orizzonte avvolto completamente dalla ragnatela.
Che fare? Questa volta l’enigma era davvero grande e serviva un altro aiuto per risolverlo. Raramente il Serpente si rivolgeva alla sfera del Futuro, perché pensava che non fosse né utile, né piacevole venire a conoscere in anticipo ciò che il Destino preparava per l’avvenire. Spesso la sfera del Futuro non era completamente sincera, perché non voleva dare dei dispiaceri al Serpente; inoltre le sue risposte erano difficili da capire, non erano abbastanza chiare, e traevano in inganno. Ma questa volta il Signore del Deserto era disposto a tutto, anche a conoscere l’amara sconfitta, se questa era scritta nel suo Futuro. Si avviò lentamente, con gravi pensieri, alla magica sfera. Dopo aver riflettuto a lungo, si preparò a ricevere anche la più terribile delle risposte e sibilò:

Or tu mi vedi a te davanti
ma i patimenti ahimè son tanti!
Son qui arrivato pronto a sapere
qualsiasi evento e le cose vere.
Del mio futuro squarcia ora il velo:
potrò rivedere il Sole nel cielo?

La Sfera del Futuro s'illuminò ed al suo interno si vide una gran fiammata rossastra. In lontananza si vedeva il Drago Verde che correva tra alti alberi, ma non si comprendeva bene se la sua espressione fosse gioiosa o disperata. Pareva inoltre che ad un certo punto il bosco prendesse fuoco, ma la visione si interrompeva lì.
Come il solito, la sfera del Futuro aveva dato una risposta poco chiara. Egli cercò di interpretare quel messaggio, ed infine si convinse che era stato inutile interrogare il Futuro. In ogni caso, non poteva stare nel suo Deserto ormai gelido e buio ad attendere una fine che si avvicinava rapidamente. Decise quindi d'andare a cercare il Drago finché le forze gli consentivano di muoversi. Forse, ripensando al messaggio ricevuto, avrebbe anche capito il suo significato prima d'arrivare alla meta.
Attraversò tutto il Gran Deserto, valicò montagne e colline, giunse in paesi e città deserti; dalle finestre spalancate usciva il triste lamento degli abitanti che, ormai disperati, stavano dentro casa perché il buio non consentiva loro di stare all’aperto. Solo qualche uomo vagava nelle vie tenendo una torcia accesa. Il suo volto, illuminato dalla rossa fiamma, esprimeva terrore e angoscia. Il Serpente continuava nel suo disperato viaggio e sentiva che le forze l'abbandonavano. Mentre procedeva, pensava:
- Come farò a vincere il Drago? Che cosa significano il bosco e le fiamme che ho visto nella sfera del Futuro? Forse devo riuscire a condurre il Drago nel bosco, dove la sua fiammata potrebbe bruciare gli alberi. Il Drago potrebbe morire tra le fiamme dell’incendio, ed io potrei andare a liberare il mio amico Sole.
Con il passare del tempo, il Serpente si sentiva sempre più debole. Occorreva far presto, più presto, se voleva arrivare nell’antro del Drago prima di morire. Giunse presso un corso d’acqua ed il Serpente pensò che quel fiume lo avrebbe portato fino al mare, dove si trovava la grotta del Drago, e il Sole imprigionato. Allora si avvicinò alle sponde erbose del fiume e gli disse:

Portami al mare, portami in fretta,
tu non lo sai, ma il sole mi aspetta.
E’ prigioniero, la terra è scura
io non ho forze, ed ho premura.
Soltanto tu mi puoi aiutare
con la corrente portami al mare.

Il Serpente strisciò fin dentro l’acqua e in un battibaleno si trovò alla foce del fiume, su una bianca spiaggia. L’ingresso della grotta era proprio lì vicino, sul costone roccioso, ma adesso occorreva un’idea, una buona idea che potesse cambiare quella notte senza fine in un luminoso giorno.
Il Serpente era immerso nei suoi pensieri, quando vide il Drago che ritornava nella sua grotta. Continuava a lanciare fiammate terribili in tutte le direzioni e, in quei sinistri bagliori, si poteva scorgere il paesaggio intorno. Fu così che il Serpente vide, in lontananza, un folto bosco ricco di mille alberi di varie specie. Gli tornò in mente la visione del Drago che correva tra alti alberi che ad un certo punto parevano incendiarsi. Pensa e ripensa, il Serpente decise che l’unica cosa da fare era condurre il Drago nel bosco dove avrebbe provocato un incendio. In tal modo il bestione, intrappolato tra le fiamme, sarebbe morto e allora sarebbe stato facile liberare il Sole. Ma come si poteva convincere il Drago a fare tutto ciò? Il Serpente scrutò a lungo il Drago sperando di trovare l’idea giusta.
Giunto all’imboccatura della grotta, l’enorme bestia aveva rivolto il suo sguardo all’orizzonte, nel luogo ove giaceva il Sole prigioniero. I suoi rossi occhi esprimevano una gioia selvaggia, ma vi si poteva notare anche una certa insofferenza e un fondo di insoddisfazione. Ora poteva circolare indisturbato in ogni momento, in ogni angolo della Terra, ma questo non era sufficiente, gli mancava ancora qualcosa. Ad un certo punto la sua bocca si spalancò ed egli fece un enorme sbadiglio.
Un’idea, un’idea, ci voleva subito un’idea! Il Drago era annoiato: che cosa poteva divertirlo? Al Serpente brillarono gli occhi. Trovato! Si sarebbe trasformato in una draghessa, in una graziosa e dolce draghessa, che avrebbe convinto il lucertolone ad andare nel bosco a fare una passeggiata. Detto fatto, al Drago si presentò una vezzosa draghessa di color fucsia che lo guardava con occhi sorridenti e gli lanciava lunghe, sottili, leggiadre fiammate.



 A quella vista il bestione spiccò un salto. La nuova arrivata cominciò a camminare verso il bosco e fece cenno al Drago di seguirla. Così, in men che non si dica, i due si trovarono nel fitto degli alberi, e si sfidarono per vedere chi aveva la fiammata più potente. La draghessa fece uscire dalla sua boccuccia un’esile fuocherello. Allora il Drago, ben felice di mostrare la sua superiorità, gonfiò per bene il torace e ce la mise tutta. Quando non riuscì più a trattenere il respiro, spalancò le fauci ed emise un terribile soffio accompagnato da una lunghissima vampa che arroventò subito tutta l’aria intorno. Il Serpente, prevedendo quanto sarebbe accaduto, prese la forma di un uccello e volò via veloce.
Dall’alto poté vedere, tra gli alberi che prendevano rapidamente fuoco, il bestione che correndo all’impazzata cercava una via di scampo. Ma per il malvagio mostro non vi fu una salvezza. Gli stessi alberi parevano un esercito di soldati che si erano organizzati per ostacolare il suo cammino. Volevano punirlo perché aveva imprigionato il Sole, la loro preziosa fonte di vita. Dovunque andasse si scontrava con tronchi, fronde, rami infuocati ed infine si trovò immobilizzato da radici possenti che affioravano dal terreno e lo avvinghiavano come funi d’acciaio. Quella fu la sua misera fine.
Il Serpente raccolse le sue ultime forze e volò rapido verso il Sole. Quando fu giunto all’orizzonte, la sua potente magia riuscì a sciogliere la ragnatela che divenne liquida, e si sparse nel mare formando una grande chiazza nera che si allargò sempre più fino a sparire. Il Sole era libero! E siccome era l'ora del tramonto, riuscì a tingere l'aria di un meraviglioso rosso che, confondendosi con l’azzurro del cielo, diveniva turchino e violetto. Anche le nuvolette cambiavano il loro grigio scuro con i più tenui rosa e arancione. Mai sulla terra si era visto un tramonto più bello. Tutti uscirono dalle case per assistere a quello splendido spettacolo. Dappertutto si udivano grida di gioia, canti, suoni, sospiri di sollievo. Quel brutto incubo era finito. Per tutta la notte si festeggiò con balli, giochi, scherzi e allegria. Nessuno volle andare a dormire, perché nessuno voleva perdere l’alba del giorno dopo. Passarono le ore della notte e migliaia di occhi si volsero verso Est. Ci fu un gran silenzio nell’attesa del grande evento. Ad un tratto videro un chiarore all’orizzonte, dietro le colline. Il silenzio si fece ancora più grande ... ecco, ecco i primi raggi che doravano l’erba del prato umida di rugiada. Una grande commozione scosse la folla e, infine, all’unisono si levò un grido di gioia:
-Il Sole ...!!!
Il Serpente osservò l’alba dalla spiaggia vicina alla grotta. Mandò un saluto al suo amico e riprese la via del ritorno al Gran Deserto. Passò attraverso il bosco e, tra le ceneri e i tronchi anneriti, vide un enorme bestione avvinghiato da robuste radici. Un’ultima sua magia lo trasformò in un Drago di pietra verde che brillava al sole. Ed ancora oggi, chi passa nel bosco dei mille alberi, può vedere una grossa pietra verde che brilla ogni volta che i raggi del sole la illuminano.


martedì 26 ottobre 2021

Genealogie Ballero

Si sta costituendo un gruppo per le ricerche genealogiche in Sardegna. Gli aderenti riceveranno documenti da centri sardi e in cambio daranno i documenti del proprio luogo di residenza. Sono personalmente disponibile ad inviare per e-mail le foto di documenti degli archivi di Alghero. Chi vuole partecipare agli scambi potrà inviare una e-mail a tilgio@virgilio.it

I seguenti alberi genealogici sono stati ricostruiti con i documenti dell'Archivio Storico Diocesano di Alghero integrati da notizie avute da Jean Pierre Ballero (Parigi) che sta portando avanti una ricerca sulla sua famiglia. Altre informazioni provengono dal sito Geneanet e dalle pubblicazioni: 

Ospedali di Alghero dal XVI al XX secolo a cura del Gruppo di Studio e Ricerca Tholos (2019)

L'estate del colera di Marina Sechi Nuvole (2020)

Giornale di Sardegna di Gian Andrea Massala (2001)

e altre che verranno citate in seguito.

Tra tutti i dati pubblicati possono sempre esserci errori o inesattezze. Ringrazio chi me li farà notare.

Il primo documento trovato con il cognome Ballero ad Alghero è del 1732. Di Giovanni Battista sappiamo soltanto che ha fatto da padrino. (PP = padrini). I nomi e cognomi  possono avere differenti scritture e ciò dipende dal documento dal quale sono tratti.

 Alcune delle seguenti famiglie vivevano a Sestri oppure in Corsica e allora è specificato il luogo della loro residenza.






La prima famiglia che ho parzialmente ricostruito è Ballero Baradat. 
Baradat/Baradad è un cognome di origine francese. Nel 1740 troviamo Pietro Baradat e Rosa Baradat padrini di battesimo. Pietro era il segretario civico di Alghero (Il Settecento, Antonio Budruni, p. 111).
I due fanno da padrini alla prima figlia Ballero Baradat.









Con i dati trovati su Geneanet ho modificato l'albero genealogico. Per il sito, il nonno di Michele è Bartolomeo e non Santino. Questo è un dato che devo verificare.
Nel sito trovo che il 14 gennaio 1754 Gerolamo Ballero risulta residente ad Alghero.

Troviamo Michele e Rosa ad Alghero il 10 agosto 1775, padrini di battesimo per Carlo Michele Gallesio figlio di Marco Gallesio (piemontese) e di Vittoria Favella. Il 9 novembre 1779 sono padrini al battesimo di Maria Antonia Galesio, figlia di Marco Galesio e di Vittoria Favella. 
Nell'agosto 1780 fanno da padrini di battesimo a Gioacchino Domenico Gerolamo Giacinto figlio di Marco Ballero (di Alghero). Hanno circa 50 anni. Sono i nonni del neonato?

Li ritroviamo il 12 settembre 1802 quando viene battezzato Michele Maria Camarada (Camerada) figlio di Giuseppe Camarada e di Rosa Petretto. I suoi padrini sono appunto Michele Ballero d’Antonio e Rosa Reccho di Ajaccio. Nel documento si dice che Michele è figlio di Antonio mentre nell'atto notarile è figlio di Gerolamo. Il cognome Petretto può essere di provenienza corsa. I due coniugi nel 1802 hanno superato i 70 anni, un'età piuttosto avanzata per fare da padrini.





Gerolamo di 54 anni e Maddalena di 17 anni si sono sposati ad Ajaccio. In seguito si trasferiscono ad Alghero dove, nel marzo del 1761 nasce Giovanna Rosa. 
Il 16 febbraio 1761 troviamo la nascita di Teresa, figlia di Carmine Vitelli e di Camilla Bertora di Ajaccio; Michele Ballero fa da padrino di battesimo con Anna Maria Masala. Camilla è quasi sicuramente sorella di Maddalena.


















CONTINUA ...

venerdì 1 ottobre 2021

Genealogie Col

 Si sta costituendo un gruppo per le ricerche genealogiche in Sardegna. Gli aderenti riceveranno documenti da centri sardi e in cambio daranno i documenti del proprio luogo di residenza. Sono personalmente disponibile ad inviare per e-mail le foto di documenti degli archivi di Alghero. Chi vuole partecipare agli scambi potrà inviare una e-mail a tilgio@virgilio.it


Per fare una ricerca genealogica attraverso i documenti della Diocesi di Alghero Bosa non vi è altro sistema che quello di fotografare tutti i documenti relativi al cognome che si sta cercando, anche quelli che appaiono fuori dalla sfera di interesse. Questo accade perché fino alla seconda metà dell'Ottocento nei matrimoni e nelle morti non si fa cenno dei genitori della persona di cui si parla e solo un controllo a tappeto può aiutarci a ricostruire le situazioni familiari. Il lavoro diventa così molto lungo e complicato e, per la verità, la certezza al cento per cento non è garantita a causa di omonimie o di errori nei registri. Tuttavia è l'unica strada percorribile.
Mi sono trovata ad avere migliaia di documenti e centinaia di alberi genealogici relativi a numerose famiglie di Alghero e ho deciso di pubblicarli divisi per cognomi.
Chi volesse utilizzarli in pubblicazioni di qualsiasi natura è pregato di citare l'indirizzo del presente post.
Per motivi di riservatezza non si pubblicano alberi genealogici posteriori al 1935. Chi avesse delle precisazioni o correzioni da proporre è pregato di segnalarle con un commento. Grazie.


FAMIGLIE  COL

 Il cognome Coll è presente in città fin dal 1500. Tuttavia non sono riuscita a stabilire una discendenza in tempi così antichi. 
Nel 1700, dopo il passaggio della Sardegna ai Savoia sono arrivati Col provenienti dal Piemonte con il cognome Collo che si è ben presto trasformato in Col. 
Gli alberi genealogici presentati in seguito sono ricavati in gran parte da documenti dell'Archivio Storico integrati dalle registrazioni dei Quinque Libri della Parrocchia di Santa Maria soprattutto per gli anni precedenti il 1866.

La data a destra dei cognomi in alto si riferisce al matrimonio. Talvolta è seguita da un punto di domanda perché non si basa sull'atto di matrimonio ma sulla data di nascita o di cresima del primo figlio/a trovato/a nei relativi atti. Per le nascite ho riferito l'anno precedente, per le cresime ho calcolato che il figlio/a avesse almeno un anno. In realtà ho poi verificato che in casi particolari si cresimavano persino i neonati.
I nomi seguiti da punto di domanda sono di difficile lettura e interpretazione. PP sta per "padrini".
I Col erano piuttosto numerosi nel 1800 ed erano dediti ad attività artigianali. Molti erano sarti, o calzolai/scarpari, mestieri tramandati di padre in figlio. Attualmente la loro presenza è molto limitata.

Iniziamo dunque con il documento più antico, nel quale si dice che il 26 settembre 1576 è stata battezzata una figlia di Giuseppe Coll e di Margherita. In quel periodo e per molto tempo ancora le madri sono citate con il solo nome di battesimo.

Ecco la trascrizione del documento:

@ 26 de dit        1576
Fas fe agusti mura com e feta cristiana una filla de joseph coll la mara a nom margaruga/margarida lo compara fonch m° gauma de gio i duran la comara fonch dona annes (Agnes) de Serra y de Abella la xicha a nom margarida annes.


Sulla base dei documenti trovati ho fatto l'ipotesi che i Col di Alghero provengano da una sola famiglia. Forse era un Col che arrivava dal Piemonte, un artigiano che cercava uno spazio nel nuovo possesso dei Savoia.




Il successivo albero genealogico ricostruisce molto parzialmente la famiglia di Maria Caterina Collo/Col che sposa un Serra che arriva da Torino. Questo ci fa ipotizzare una origine piemontese di Caterina.
Da notare il battesimo in utero di Maria Elisabetta. Tale pratica non è più in uso dai primi anni del Novecento.





La  successiva famiglia è la prima trovata con il cognome Col. I figli sicuri sono Salvatore e Pasquale, dei quali si è trovata la cresima. Gli altri sono citati come testimoni di nozze o padrini di cresima ma non è certo che siano figli di Francesco anche se potrebbero esserlo.























Angela Gavini è figlia di Pietro Gavinu/o e di Agostina Col? E' anche sorella di Teresa che nel 1813 si è sposata con Giuseppe Simone Col?
Nell'albero genealogico GAVINU/COL è indicata come possibile data del loro matrimonio il 1897 che si basa sul primo figlio trovato. Ma il matrimonio potrebbe essere avvenuto anche venti anni prima in quanto i figli nascevano nell'arco di 20/30 anni.







Le notizie su Domenico Col figlio di Pasquale provengono dal sito Geneanet. Domenico, nato ad Alghero, è emigrato in Algeria. Per saperne di più sarebbe necessario consultare l'Archivio Storico Diocesano di Alghero Bosa.
































CATERINA FERRERO era una allieva Maestra nella Scuola industriale femminile. C'è una sua richiesta di ricevere uno stipendio per il suo servizio; la Giunta le rispose il 10 gennaio 1855 affermando che, nell'accettarla come allieva Maestra nella Scuola, le aveva proposto che per tutto il 1854 doveva servire a titolo gratuito mentre nel 1855 le avrebbe fissato un equo compenso. Ma Caterina preferì dare le dimissioni. (M. Sechi Nuvole, L'estate del colera, Edicions de l'Alguer, 2019, Vol. III, p. 28, 29).



E'probabile che Antonietta sia sorella di Caterina ed è possibile che fossero sarte.






L'età degli sposi è molto alta e si può supporre che il matrimonio religioso fosse stato celebrato anni prima.




Degli otto figli di Giovanni Michele quattro maschi sono andati via da Alghero. Di Agostino non abbiamo notizie ed è possibile che sia morto nell'infanzia.




Dei dodici figli di Aniello tre sono morti in culla, Luigino, Carmine e Francesco sono andati via da Alghero e sono rimasti solo Umberto e Giuseppe. Umberto deve essere morto in un naufragio dato che il suo luogo di decesso è il Golfo di Alghero; di lui non abbiamo trovato figli. Di Giuseppe troviamo soltanto un maschio che è andato a vivere a Savona.















Come si nota dalle parole in rosso, il nome e cognome della madre variano (per errore).
Questa è l'ultima famiglia Col della quale ho documentazione. L'unico maschio è andato a vivere a Savona. Quasi certamente nell'albero genealogico mancano molte nascite e sarebbe necessario un ulteriore controllo.













Come si può notare l'ultima famiglia, Col Canu,  è del 1912; della coppia si è trovato soltanto un maschio che è andato a vivere a Savona. I seguenti matrimoni riguardano tutti le figlie di Aniello.

Il post verrà aggiornato se verranno acquisite altre notizie.


giovedì 3 dicembre 2020

Cognomi tedeschi ad Alghero



Si sta costituendo un gruppo per le ricerche genealogiche in Sardegna. Gli aderenti riceveranno documenti da centri sardi e in cambio daranno i documenti del proprio luogo di residenza. Sono personalmente disponibile ad inviare per e-mail le foto di documenti degli archivi di Alghero. Chi vuole partecipare agli scambi potrà inviare una e-mail a tilgio@virgilio.it

Nel 1714 la Spagna, suo malgrado, deve cedere la Sardegna all'Impero Austriaco. Ciò comporta che nell'Isola arrivino militari e funzionari dai territori dell'Impero. In particolare ad Alghero questi arrivi sono consistenti in quanto la città è una piazzaforte militare.
Nel 1720 la Sardegna viene assegnata ai Savoia. Sotto il loro dominio i militari presenti in città provengono da territori europei e italiani. 
Nei Quinque Libri della parrocchia di Santa Maria i cognomi germanici sono presenti nel 1700, aumentano nella seconda metà del secolo, ma nel 1800 si diradano e nella seconda metà  non si trovano più. Ciò significa che ben pochi sono rimasti in città una volta terminato il loro servizio e la permanenza si è limitata a pochi anni. 
Tra tutte le famiglie germaniche il cognome Roth è documentato con numerosi nuclei dal 1748 fino agli inizi del 1900.

Attraverso i Quinque Libri consultabili nell'Archivio Diocesano di Alghero cerchiamo di ricostruire la presenza di tedeschi nella nostra città. Preciso che, se non è facile leggere e interpretare i nomi e cognomi italiani, il problema si presenta molto più grave per i cognomi stranieri. Ho controllato i termini stranieri sul web per accertarmi della loro esistenza. Quelli non trovati sono evidenziati in corsivo.
Riporterò i nomi così come li ho letti. PP sta per padrini. Le parole o le date seguite da punto interrogativo sono di difficile interpretazione.


BATTESIMI

Il 6 agosto 1748 nasce Francesca Maria Giuseppa Roth di Giorgio Roth di Hermannstadt in Transilvania (Romania) e di Maria Agostina Caradonna. PP Giuseppe Albertas di Alessandria e Geltrude de Lilla di Licandorf.
Roth è un cognome ancora presente ad Hermannstadt dove Harald Roth è uno storico nato nel 1965.
La moglie di Giorgio Roth è algherese ma la sua famiglia è di provenienza meridionale (Puglia e Sicilia).

Il 22 aprile 1754 viene battezzato Giuseppe Antonio Felice Hasslegen?, di Sebastiano Hassleser?, tedesco, e di Maria Anna Fralender?, di Monaco di Baviera. PP Antonio Zasff?, e Maria Vittoria Vaitman, tedeschi. 
Maria Vittoria Vaitman è presente spesso come madrina, e questo ci fa pensare che fosse una persona molto stimata dagli algheresi. Viveva in città, qui formò la sua famiglia prima con Lorenzo Feys?, e in seconde nozze con il francese Andrea Valentin e qui concluse la sua esistenza. Nel 1792 abbiamo trovato anche Giovanni Vitman (probabilmente Vaitman). 

Il 26 febbraio 1758 nasce Maria Vittoria Roth figlia di Giorgio Roth di Hermannstadt in Transilvania (Romania) e di Maria Agostina Caradonna algherese. PP Giuseppe Massa di Marsiglia, e Maria Vittoria Vaitman di Ausyng?, in Germania.

Il 10 marzo 1759 viene battezzata Giovanna Maria Vittoria figlia di Paolo Detori e di Maddalena Sanna. PP  Andrea Valentin di Gagu in Gallia e sua moglie Maria Vittoria Vaitman di Germania.

IL 22 ottobre 1760 nasce Pietro Valentin di Andrea Valentin di Saint Firmin della Gallia e di Vittoria Vaitman della Germania. PP Orgias? Dunan?, della Gallia e Cecilia Fucj del Piemonte.

Il 13 gennaio 1761 nasce Carlo Giuseppe Marcholi figlio di Carlo Marchioli di Krisaim? nel Palatinato in Germania e di Ottavia Marta Marcholi di Villafranca dl Po in Piemonte. PP Giuseppe Fucardo e Anna Maria Freslin?

L'11 agosto 1775 viene battezzato Giacomo Baldassarre figlio di Giacomo Novara di Calasco in Piemonte e di Maddalena Rigola. PP Giuseppe Antonio Porchelare?, di Torino e Maria Vittoria Vaitman di Ausonia/Austria?, in Germania.

Il 30 maggio 1785 nasce Maria Giuseppa Enrico figlia di Giovanni Enrico di Berlino in Germania e di Maria Chiara Vicrel?, torinese. PP Giorgio Giacomo Perer?, e Maria Anna Sgrebel? Il battesimo è segnalato con due barre orizzontali e tre verticali che si sovrappongono, in maniera simile al cancelletto. # Potrebbe significare che la famiglia aveva una buona posizione. Il cognome è stato italianizzato.

Il 19 ottobre 1787 nasce Ignazio Giacinto Ruttenfussen figlio di Giovanni Henricus Ruttenfussen della Baviera e di Angela Maria Iszos? di Demont in Piemonte. PP Ignazio Knecht Julastad Anelkos e Giovanna Pietra Russseau di Orbetello.

Il 23 ottobre 1787 nasce Giovanni Antonio Alberto Masca figlio di Giovanni Masca di Therol in Germania e di Domenica Maria Bojo nata in Colero in Piemonte. PP Alberto Colphire Belforte in Gallia e Anna Maria Stefana Monjor.

Il 6 novembre 1788 nascono le gemelle  Rosa e Ursula figlie di Georgio Aen di Norbergen in Germania e di Elisabetta Lonfrons. PP Giacomo Vinisten e Maria Maddalena Costen. 

Il 25 novembre 1788 nasce Giovanni Giorgio figlio di Giovanni Enrico Rutten Fussen della Baviera e Angela Maria Cuarse/Coarse?, di Demonti in Piemonte. PP Giovanni Giorgio Bleim? Giovanni Vitelli e Giovanna Pietra Rousseau di Orbetello in Napoli (?).

Da una prima lettura si osserva che la provenienza dei padri è dalla Germania e che le madri non sono sarde ma tedesche o piemontesi.

CRESIME

Il 13 dicembre 1752 Maria Francesca Russella figlia di Gavino Russella (Rosella) e di Giuseppa Squinto viene cresimata. La sua madrina è Maria Vittoria Vaitman della Germania.

Il 13 dicembre 1752 si cresimano Maria Cecilia e Anna Maria di Lorenzo Figi/Feys?, e di Maria Vittoria Vaitman. La madrina è Susanna Ursula/Casula?


MATRIMONI

2 7mbre 1726

Fas feé Antoni Rurò cura, que comparegueren apres d las orassion de la nit en presencia de Baltasar Ruju axibé cura estant en sa casa Bernat Juseph Pligon fadrì natural de Ministro de Alemania soldat de Pastrozza? Piamontesa i nom de guerra Pecora, y Victoria Niolu fadrina de la present ciutat en presencia el qual, y dal D.r Agustì Dias, y e Andria Solìs testimonis donaren el mutuo concediment del sacrament de matrimoni en fee de lo quals

Ho riportato il documento nella lingua originale. Il 2 settembre 1726 Bernardo Giuseppe Pligon, soldato tedesco, si sposa a  casa con l'algherese Vittoria Niolu.

Il 30 gennaio 1748 Giuseppe Sambrin di Francoforte si sposa con Anna Maria Pinna di Alghero. Testi Avvocato  Francesco Solinas di Alghero e Pietro Haster di Colonia.

Il 25 maggio 1760 Giovanni Maria Vonadi (Von Haden?) proveniente da Kensispergen?, in Suavia (Svevia) si sposa con Agata Cadeddu algherese. Testi Giuseppe Murru e Raimondo Crasta.

Il 17 aprile 1761, dispensate le pubblicazioni per giusta causa, Lazaro? Puk di Herlingen in Alemania si sposa in cattedrale con Margherita Croncain di Salvi?, in Alsazia. Testi R.do Francesco Sanna di Ozieri e Lorenzo Boneta piemontese.

Il 24 maggio 1761 Tobia Jrel soldato nel Regimine Wangenheim della città di Thuibingen (Tubinga) della Svevia Wurtenberg si sposa in cattedrale con Caterina Simone di Nomsheim della Svizzera. Testi Salvatore Espanu e Antonio Usai.

Il 27 maggio 1761, dispensate le pubblicazioni per giusta causa, Giovanni Kolb soldato nel Regimine Wangenheim proveniente da Hargand in Pomerania si sposa con Maria Teresa Schmit di Cuneo in Piemonte. Testi Giuseppe Casano e Sebastiano Galibardi.

Il 31 maggio 1761, dispensate le pubblicazioni per giusta causa, Andrea Teur soldato nel Regimine Wangenheim proveniente da Traselingen in Baviera si sposa con la vedova Antonia Chanj  di Cherasco in Piemonte. Testi Rev.do Francesco Sanna di Ozieri e Giovanni Andrea Pasqual di Tortona.

Il 26 luglio 1761, dispensate le pubblicazioni per giusta causa, Pietro Mayer soldato nel Regimine Wangeheim proveniente da Thirne in Wustenberg in Germania si sposa in cattedrale con Anna Caterina Weber di Lucenberg nel Prebando in Germania. Testi Sebastiano Quiqui e Giuseppe Galibardu.

Il 28 luglio 1761, dispensate le pubblicazioni per giusta causa, Nicola Ciart soldato nel Regimine Wangeheim proveniente da Poling in Lotaringia si sposa con Barbara Colorent di Scafausen in Svevia. Testi Luigi Mutier di Poling e Giacomo Masson di Sabia?.

Il 12 agosto 1761, dispensate le pubblicazioni per giusta causa, Antonio Frech proveniente da Sotstael in Svevia si sposa in cattedrale con Anna Cristina Schmidin di Santa Margherita in Piemonte (?). Testi Bonifacio Frisxer e Carlo Marcholi della Germania.

Il 22 settembre 1761, dispensate le pubblicazioni per giusta causa, Firmu Prudel proveniente da Neiverach in Svevia si sposa con la vedova Luisa Margherita Boscio/Bosico di Camorano in Piemonte. Rev.do Francesco Sanna di Ozieri e Michele Espanu. 

Il 23 ottobre 1769 Giovanni Cristiano Orn vedovo di Laben?, soldato nella legione Spridu?, si sposa con Maria Antonia Roth (di Giorgio Roth e Maria Agostina Caradonna). Testi Enrico? Scosenberch? e Lorenzo Stob?

Il 27 maggio 1792 Francesco Ambeyeoner di Vesprisaah si sposa con la vedova Maria Antonia Zanattor di Alessandria. Testimoni Luigi Soler di Verinbere della Germania e Giovanni For?, di Falconia in Germania.

L'11 novembre 1792 in una messa solenne Samuele Blochal di Eremelmostier? (forse Munster) si sposa con  Elisabetta Nolzi di Alessandria. Testi  Enrico Olarie e Giovanni Vitman (forse Vaitman) di Lorie in Baviera.

DECESSI

Il 5 maggio 1752 muore Giovanni Giorgio Fister?, di Vitemberg in Germania, di 39 anni, e viene seppellito nel fossario. I soldati non venivano inumati nelle chiese ma avevano un loro spazio di sepoltura denominato fossario.

Il 25 ottobre 1755 muore Sebastiano figlio di Lorenzo Fucs e di Vittoria Fucs provenienti dalla Germania, di un anno e sei mesi, sepolto in cattedrale.

Il 21 novembre 1755 muore Giovanni Hillesang? soldato di 21 anni, sepolto nel loro cimitero.

Il 22 novembre 1755 muore Giacomo Braunn di Albinger in Germania soldato in Regiminis Rhetenssis de Sprechen, sepolto nel loro cimitero.

Il 26 novembre 1755 muore Giovanni Gaspare Reichel di Staclen in Silesia di 25 anni, era soldato in Regimine Sprechen.

L'8 ottobre 1757 muore Maria Giuseppa figlia di Antonio Machile dalla Germania e di Angela Delogu, di 3 anni,. La bambina viene sepolta in cattedrale. Il cognome Machile è scritto in modo chiaro ma non ha riscontro nel web.

Il 4 giugno 1760 muore Maria Luisa figlia di Andrea Valentin della Gallia e di Vittoria Vaitman della Germania, di un anno e undici mesi. Viene sepolta in cattedrale.

Il 24 settembre 1761 muore Francesco Giuseppe figlio di Cristoforo Gast?, di Menk in Germania, di 40 anni, soldato nel Regimine (Comando) Urano? Viene sepolto nel cimitero dei soldati.

Il 27 luglio 1762 muore Melchiorre Wurth di 22 anni, soldato in Regimine Wangenheim nato a Bregenz (comune austriaco) in Schuaban. Viene sepolto nel loro cimitero.

Il 12 agosto 1762 muore Andreas Heidinger del Regimine Wangenheim, dalla Suabia (regione storica della Germania), di 63 anni, viene inumato nel sepolcro comune. L'età è chiaramente leggibile nel documento e può meravigliare che ci fossero soldati così avanti negli anni.

Il 24 novembre 1762 muore Michele Branfort di 27 anni circa, della città di Balsen in Suavia, soldato nel Regimine Wangenheim. E' sepolto nel loro cimitero.

Il 24 marzo 1763 muore Giovanni Martino Negile?, soldato del Regimine Wangenheim della città di Stipz Kamburch (Amburgo?) in Franconia in Germania di 33 anni, inumato nel loro cimitero s.e.c.

Il 26 marzo 1763 muore Pietro Allison soldato nel Regimine Wangenheim della città di Verai? in Svizzera, di 49 anni, è sepolto nel loro cimitero. 

Il 20 maggio 1763 muore Margherita Neessin di Tisteldong? in Colonia di 35 anni, e viene sepolta nel loro cimitero. Probabilmente Margherita era moglie di un soldato ed è stata inumata nello spazio dedicato alle sepolture dei militari.

Il 30 giugno 1763 muore Paolo Jacob soldato del Regimine Wangenheim proveniente dalla città di Appenzel in Svizzera, di 50 anni, sepolto nel loro cimitero.

Il 13 luglio 1763 muore Giorgio Melzlen soldato del Regimine Wangenheim della cohorte Pasen/Basen di MysKuch in Suabia, di 45 anni, sepolto nel loro cimitero.

Il 16 luglio 1763 muore Cristoforo Solly di Gaspare soldato del Regimine Wangenheim  tenente della cohorte Loum?, proveniente dalla città di Imponiali-Noelthauren? in Sassonia di 60 anni, inumato nel loro cimitero.


COGNOMI PSEUDO TEDESCHI DI ALGHERO

Ad Alghero si trovano alcuni cognomi che sembrano tedeschi ma in realtà sono il frutto di errate trascrizioni. Ecco di seguito quelli che ho esaminato.

COL - Il cognome Col non è il Khol germanico. Inizialmente era Colli, è originario della Lombardia e oggi è particolarmente diffuso in Piemonte;

FRANK - Il cognome Frank che troviamo ad Alghero è forse di antica origine germanica ed è attestato in Catalogna da alcune generazioni. Giuseppe Giovanni Frank, nato ad Alghero nel 1830 era uno stimato insegnante che fu particolarmente attivo nel recupero dei rapporti tra Alghero e la Catalogna diventando un valido collaboratore di Eduard Toda.

UDANC - Il cognome Udanc/Udanch/Udank sembra originario della Germania ma il capostipite è Giovanni Secondo Tommaso Audan, proveniente da Asti. Nei documenti è diventato Audanc e infine Udanc. Altre modifiche si sono presentate nell'Ottocento: Udran, Uldanc, Uddanch. Nel Novecento la pronuncia si è stabilizzata in Udanc mentre la trascrizione può avere differenti finali: c, ch,ck, k.

ARTISSUNC - Artissunc inizialmente è Ardisson, ed è un cognome proveniente dalla Liguria e dal Piemonte. Trae origine dal nome personale germanico ardicionus, forte, valorosoIn un documento del 10 gennaio 1658 troviamo Giovanni Battista Ardisun di Diano (Marina). Già da allora il cognome Ardisson aveva subito una prima trasformazione. Nel corso del 1800 il cognome si stabilizza in Artissunc/Artissunch.

SUNCH

Il cognome Sunch compare più tardi e al momento la più antica citazione è del 12 agosto 1832 quando troviamo la madrina di cresima Teresa Sunc. Il 22 settembre 1845 viene battezzato Antonio Pasquale Sunch figlio di Gavino Sunch e di Barbara Meloni. Il 17 novembre 1842 si cresima Efisio figlio di Raffaele Piras e di Francesca Sunc. Pare che Sunc sia un cognome prettamente algherese e ancora oggi è molto diffuso.

Dopo aver parlato dei cognomi non posso fare a meno di ricordare che nella parlata algherese si tende a dare il finale ch a molte parole. Faccio degli esempi. Giuseppino diventa Giusepinch e Santino è Santinch; troviamo la località di Barranch, il soprannome Putranch. Carrion, cognome di una famiglia nobile di Alghero, diventa Carrionch in un modo di dire. 

Nei cognomi esaminati le finali an, son, un, hanno preso il ch e la trasformazione è evidente nei documenti della parrocchia di Santa Maria.

C'è la certezza di un solo cognome tedesco rimasto ad Alghero fino ai primi anni del 1900, ed è Roth.