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giovedì 21 maggio 2015

Santa Igia e Alghero

Durante la colazione di solito leggo qualcosa. In questo periodo sto sfogliano "Archeologia Viva". Stamattina il latte mi è andato un po' di traverso quando ho letto un articolo dello storico sardo Francesco Cesare Casula su Santa Igia pubblicato  nel n°163 del gennaio-febbraio 2014 a pag .66 e seg. di Archeologia Viva.
Dopo aver fatto una sintesi della storia dell'antica capitale sorta a Santa Igia quando Cagliari fu abbandonata a causa delle incursioni dei cosiddetti barbareschi, lo storico racconta la sua definitiva distruzione ad opera di altri "barbari".
Nella seconda metà del XX secolo nella zona dell'antico sito sono stati edificati il mattatoio, le poste, e un complesso commerciale della Città Mercato. Negli anni ottanta si decide di far passare una strada sopraelevata. Ora lascio la parola allo storico.

"Chi scrive* protestò sui giornali locali, alla televisione e in sede politica presso la regione Autonoma; organizzò sit-in di studenti, e perfino un Congresso, i cui atti furono pubblicati (1983) in un grosso volume intitolato S. Igia, capitale giudicale. Un inestimabile bene archeologico da salvare alle porte di Cagliari. Ma fu tutto inutile. Le foto delle fosse all'epoca scavate dalle ruspe per collocare i plinti della sopraelevata mostrano lo scempio perpetrato sui resti della capitale sepolta. E per finire, una grande distesa di asfalto, versato nottetempo alla luce delle fotoelettriche ..."

*Francesco Cesare Casula

Io mi auguro vivamente che nel frattempo (sono passati più di trent'anni) si sia provveduto ad istituire leggi per la protezione di siti così importanti. Ma veramente piange il cuore se si pensa che parti fondamentali della nostra storia suscettibili di ricerche e studi capaci di far luce in periodi veramente bui come il medioevo sardo siano stati cancellati con tanta scellerata stupidità. E fa crescere la rabbia sapere che c'è stato chi si è battuto con tutte le armi a disposizione per evitare la sciagura ma la sua lotta si è rivelata inutile. 
Eppure se questa sconfitta riesce ancora oggi a darci spunti di riflessione e fa nascere forti sentimenti, ritrova una sua funzione. Infatti fa sorgere in noi l'assoluta necessità di valutare a fondo quanto ci arriva dal passato e di dare la giusta rilevanza a tutto ciò che abbiamo la fortuna di ritrovare dopo secoli o dopo millenni. Tutto ci parla, e noi, in una terra dove i documenti sono una vera rarità, dobbiamo ascoltare ogni messaggio che ci arriva dal profondo buio dei tempi andati. 
La recente manifestazione di Monumenti Aperti che non mi stancherò mai di lodare per la sua enorme valenza educativa nei confronti di giovani scolari e studenti e per la sua funzione culturale rivolta ai visitatori, ha riaperto ferite in coloro che amano profondamente Alghero e vorrebbero che le sue tante ricchezze fossero messe nella giusta luce. Abbiamo capito che le sepolture del cimitero medievale del Qualté sono al momento irrecuperabili e oggi possiamo solo "ammirare" la pavimentazione che le ricopre. 



E all'indomani di Monumenti Aperti ci poniamo diverse domande.
Il Museo archeologico aprirà a giugno? Speriamo. E tutte quelle belle vetrine del Corso Carlo Alberto, del Qualté, del retro della vecchia caserma diventeranno esposizioni d'arte e di prodotti artigianali del territorio? Ce lo auguriamo. 
Sono le amministrazioni cieche e ignoranti che fanno operazioni come Santa Igia. Ci sia di esempio per non commettere gli stessi scempi e operiamo per rendere Alghero un gioiello di cultura e di arte. 


lunedì 18 maggio 2015

Alghero agli algheresi - Cimitero di san Michele

IL CIMITERO MEDIEVALE DEL QUALTE'

Si può fare qualcosa?


- Come può vedere siamo nel Cimitero Medievale di Alghero. Qui sono stati trovati  i resti di circa seicento persone e pare che molti scheletri appartengano ad appestati morti durante l'epidemia del 1582-83.
- Interessante. E dove è il cimitero?
- Qui.
Il visitatore si guarda intorno, pensa di non aver capito, annuisce, ma ha un'espressione interrogativa sul viso.
La spiegazione continua ma il visitatore continua a non capire. Teme di fare una brutta figura e insiste.
- Quindi il cimitero è qui.
- Certo, signore, è qui, sotto i suoi piedi.
- Ma io vedo solo un pavimento.
- E' naturale. Dopo lo scavo la zona è stata sistemata e ricoperta.
- La ringrazio. Buonasera.


Al di là di questo immaginario dialogo mi pongo una domanda: Non si può fare proprio nulla per dare un'idea dell'antico sito ai visitatori?
Forse si può collocare una pavimentazione di ceramica o altro materiale con impresse le immagini della situazione sottostante così come si è presentata a chi ha scavato. Ciò che è stato fatto sui pannelli adagiati per terra si può probabilmente ripetere su un supporto che sostituisca almeno in parte l'attuale pavimento. Naturalmente non penso a piastrelle ma ad una lastra unica che venga posizionata ad un livello leggermente inferiore alla pavimentazione per dare il senso della profondità. È una magra consolazione per chi vorrebbe che la città evidenziasse una continuità tra il suo passato e l'attuale presente, ma è pur meglio di niente. O forse ci sono ancora delle idee migliori. Ciò che più sconcerta è il fatto che si faccia proprio molto poco per dare a cittadini e visitatori la possibilità di conoscere la storia di Alghero.
Restiamo in attesa dell'apertura del museo a giugno (così è stato promesso) e attendiamo che persone veramente sensibili e in grado di capire i fondamentali legami con tutto ciò che ci ha preceduto possano prendere le decisioni relative alle tante memorie che archeologi e storici stanno mettendo in luce nel territorio.
Forse chissà un giorno o l'altro scatterà una piccola scintilla e inizierà ad accendersi una fioca luce per diradare le fitte tenebre caliginose di chi pensa che l'uomo vive di solo pane e che il resto non conta. Forse.
Perché i nostri amministratori sono molto impegnati a trovare nuovi nomi per imporre nuove tasse e non hanno il tempo per fare altro, se non godersi i soldi che si autoassegnano per il loro "servizio". I cittadini devono solo pensare a lavorare sodo tutto il giorno se hanno un lavoro, oppure devono cercare di barcamenarsi accettando di tutto se non hanno un'attività. E devono stare anche attenti perché se vengono scoperti a introitare "in nero" qualche piccola banconota indispensabile alla loro sopravvivenza, devono vedersela con gli organi preposti a controllare le evasioni. I quali organi, siccome non traggono molta soddisfazione dai grandi evasori che si possono difendere, si rifanno sui piccoli. 
Complimenti Italia, sei proprio una grande patria.


Punto 1°
La città appartiene ai cittadini che l'hanno edificata e che con il loro lavoro hanno fatto sì che avesse quelle strutture indispensabili per la residenza degli abitanti e per l'accoglienza dei non residenti.

Punto 2°
I cittadini delegano alcuni di loro perché le risorse del territorio vengano amministrate e gestite nell'interesse della comunità. 

Appunto 1° 
Gli amministratori si sono appropriati della città dimenticando di esserne i semplici gestori. E' come se il fattore di una tenuta agricola ritenesse di esserne il proprietario. 

Appunto 2°
Gli amministratori stabiliscono regole che creano sempre più difficoltà ai cittadini che intendono trarre frutto dal proprio lavoro. Nella loro mentalità di persone che (nella maggioranza dei casi) non hanno mai lavorato e hanno sempre tratto un lucroso reddito dalla politica, il cittadino è un malfattore e un ladro che cerca di arricchirsi a scapito della comunità evadendo le tasse e i balzelli vari. Quindi va castigato.

Appunto 3°
Alghero sopravvive con tanti stenti grazie a coloro che insistono a scommettere sulle personali potenzialità  e lavorano duramente per trarre il necessario da attività che richiedono energie infinite e fede nel futuro.E' la fede che sostiene gli imprenditori locali, in una situazione di corsa agli ostacoli che alla lunga sfianca e scoraggia.

Quesito 1°
Che cosa impedisce l'abbellimento, la cura, la pulizia della città? Dove sono le aiuole fiorite che anni fa rallegravano strade, piazze e passeggiate? 

Quesito 2° 
Che cosa impedisce l'apertura di tutte quelle strutture culturali che sono indispensabili a una città che vive di turismo?
Che cosa impedisce di utilizzare i numerosi locali ottenuti nel Qualtè, nelle zone adiacenti la caserma dei carabinieri, nel Corso Carlo Alberto, e altri?
Quei locali dovrebbero essere adibiti a esposizioni d'arte e di cultura algherese e sarda affidati ad associazioni che ne curino la pulizia e il decoro e che ne facciano una mostra per esporre tutto ciò che il territorio offre di meglio. Un museo diffuso che dia al visitatore la possibilità di cogliere i valori di una società che ha memoria di sé e che procede nella sicurezza delle proprie origini senza mistificazioni. Dovrebbe essere aperto alla Sardegna intera perché la proposta turistica non può restringersi alla sola città ma deve essere una vetrina ampia e completa di millenni di storia sarda.


Il sogno
Il sogno è quello di avere una città con scorci di verde e fiori, libera da ogni sozzura, ricca di proposte d'arte, di artigianato, di produzioni locali. E' poi così difficile ottenere tutto ciò? 
Andiamo incontro alle giovani generazioni, diamo loro la possibilità di restare in città, di mettere a frutto ingegno e inventiva. 
Ricordiamo che la crisi sta creando una massa di esclusi dal processo produttivo ed economico. Non è giusto che chi ha già una collocazione impedisca ad altri di trovare un proprio piccolo spazio. Gli egoismi non possono esistere in una economia di sussistenza come è la nostra. Bisogna che ciascuno ceda qualcosa per permettere a tutti di avere almeno il necessario. Il ruolo della politica è proprio quello di equilibrare la distribuzione delle risorse del territorio in modo che ciascuno possa attingervi. E allora prepariamoci a fare squadra perché chi vuole possa fare e lasciamo cadere la mentalità dell'assistenza. Non è il lavoro che manca, ma è la volontà di rinunciare a qualcosa perché anche gli altri abbiano l'essenziale. E questa non è beneficenza, è giustizia sociale.

Meditate



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domenica 10 maggio 2015

Cognomi ad Alghero dal 1700

Si sta costituendo un gruppo per le ricerche genealogiche in Sardegna. Gli aderenti riceveranno documenti da centri sardi e in cambio daranno i documenti del proprio luogo di residenza. Sono personalmente disponibile ad inviare per e-mail le foto di documenti degli archivi di Alghero. Chi vuole partecipare agli scambi potrà inviare una e-mail a tilgio@virgilio.it

COGNOMI AD ALGHERO DAL 1700


In questo documento del 30 gennaio 1795 il cognome Campagna è scritto Campaña. (vedi il cognome riportato sulla sinistra). Sul documento sia nel cognome della madre che in quello della madrina la lettera enne è raddoppiata.

I COGNOMI DI ALGHERO

Cognomi presenti ad Alghero nei Quinque Libri dell'Archivio Diocesano e nell'Archivio Storico di Alghero.

 La pubblicazione è aggiornata alle ricerche di archivio e quando sono presenti delle date significa che, FINO AD ORA, non ho trovato quel cognome in documenti precedenti. Ciò non esclude che vi si trovi in documenti che non ho ancora reperito.
Preciso che i documenti anteriori al 1866 si riferiscono tutti alla diocesi, poiché l'anagrafe comunale ha iniziato le sue registrazioni nel 1866.


Nel corso del 1700 i cognomi venivano scritti con grafia spagnola. Pubblico qui di seguito alcuni esempi.

AQUENZA- Achenza
BATTALLA - Battaglia
CAMPAÑA - Campagna
CATOÑO - Catogno
CANELLES - Caneglias
CASTELLACCHIU - Castellaccio
CHAMPELLI - Ciampelli (1770) - Campelli
CHIMINO - Cimino  (1770)
ESCANU - Scanu
ESPADA - Spada
ESPANEDDA - Spanedda

Spanedda - 1. Può essere il diminutivo femminile indicante, eventualmente, la filiazione del cognome Spanu; 2. Può corrispondere all’agg. (i)spanedda, detto di “vacca dal manto grigio oppure frumentino chiaro” oppure di “fico d’india poco maturo”
(Massimo Pittau, I cognomi della Sardegna, Carlo Delfino Editore, 1990) 

ESPANO - ESPANU - Spano, Spanu
ESPAÑOLO - Spagnolo 
ESQUINTU - EXQUINTU - ASQUINTU - Schintu
Schintu pare che derivi dal latino ex-cingere. È documentato nel Condaghe di Bonarcado come Skintu e nel Codice di Sorres come Iskintu.*
Esiste in località fuori dalla Sardegna il cognome Giaquinto che potrebbe essere la traduzione italiana di Exquinto.
*(Massimo Pittau, I cognomi della Sardegna, Carlo Delfino Editore, 1990)

FALQUI - Falchi
FATACHU -Fataciu 
GUILLERI - Ghilleri
GUISALBERTI - Ghisalberti
GUISU - Ghisu
LAVAÑA - Lavagna
MOCHA - Moccia
NUGUES - Nughes
OÑO - Ogno
PISQUEDDA - Pischedda

QUELOS - Chelos 
E' un plurale di famiglia e può derivare dalla parola latina caelos (cieli), in sardo chelos, o può essere il vezzeggiativo di Michele che corrisponde al cognome italiano Chelo.

(Massimo Pittau, I cognomi della Sardegna, Carlo Delfino Editore, 1990)

QUERQUI - Cherchi
Cherchi corrisponde al nome di un villaggio medievale Kerki, situato a 5 Km a sud-est di Porto Torres citato frequentemente nei documenti medievali sardi; il toponimo corrisponde al sost. kércu “rovere, quercia”, che deriva dal lat. querqus, cerquus.
(Massimo Pittau, I cognomi della Sardegna, Carlo Delfino Editore, 1990)

QUESSA - Chessa.
Chessa corrisponde al logudorese kèssa “pistaccia, lentischio”, che probabilmente è un relitto paleosardo o nuragico. (DES I 332); compare nei documenti medievali sardi come Cersa, Kersa, Kessa, Quessa. (Massimo Pittau, I cognomi della Sardegna, Carlo Delfino Editore, 1990)

QUIQUI - Chichi - Non è riportato tra i cognomi sardi nel dizionario di Massimo Pittau.
RICHU - Ricciu
SEQUI - Sechi
SILLENT (1784) -  Siglienti
SQUIRRU - Schirru
XARBUNC - Sarbunc (1774)

In un atto di matrimonio del 1729 il paese di Dualchi è scritto DUALQUI.

Una particolarità della lingua algherese è che la lettera "elle" a volte si pronuncia "erre". 
Succede così che il cognome Mula a volte viene scritto secondo la pronuncia Mura, Planeta viene scritto talvolta Praneta e Biola (cognome dell'ostetrica Virginia torinese) diventa Biora.
Anche Galesio subisce la stessa sorte in quanto viene pronunciato Garesi mentre la grafia non cambia. Attualmente si trova il cognome Gallesio diffuso soprattutto in Piemonte. Non meraviglia il fatto che la "elle" doppia sia diventata semplice ad Alghero dove le doppie sono poco pronunciate.
Un altro cognome che potrebbe essere stato cambiato è Baldino che è diventato Bardino sempre per la pronuncia della lettera elle che diventa erre.
Nel Settecento è arrivata in città la famiglia Giraldi e in breve tempo si trovano nei documenti le due grafie, Giraldi e Girardi, indifferentemente.

 Ecco alcuni cognomi di famiglie algheresi

ADAMO - ADAMI
Cognome proveniente dalla Campania. Ad Alghero c'è il Vicolo Adami che probabilmente si riferisce all'avvocato Adami. 
Nel 1886 il segretario comunale era l'avvocato Gaetano Adami.

ALIVESI - LIVESI
 E' un cognome di origine corsa. In Sardegna è presente da vari secoli. A Ittiri c'è l'ospedale Alivesi. Di due Alivesi parla Pasquale Tola. Ad Alghero il cognome era molto diffuso nel 1700 e nel 1800. Anche oggi risiedono in città numerosi Livesi e Alivesi, alcuni provenienti da Villanova.

CAMARADA - CAMERADA 
Cognome di origine meridionale, forse siciliana.
Può corrispondere al sost. camerada,«camerata, allegra brigata» e forse anche «compagno d’armi ».*
I Camerada sono tuttora molto presenti ad Alghero. Il primo documento sino ad ora trovato è un matrimonio celebrato il 23 settembre 1725. Antonio Pietro Usai si sposa con Giuseppa Camarada. Testi Salvatore Lebiu?, e Antonio Iaia?. Il documento è difficilmente leggibile ma i cognomi degli sposi sono chiari.
Da un altro atto di battesimo veniamo a sapere che una delle famiglie Camerada aveva per soprannome Campino. Il documento dice che il 3 ottobre 1800 nasce Maria Domenica Francesca Camarada figlia di Antonio Maurizio e di Giuseppa Galzerin. Madrina è Pasqualina Camarada (soprannome Campino). 

Secondo Ciro Fadda che ha pubblicato un elenco di soprannomi algheresi Campino potrebbe derivare da un cognome pronunciato in modo errato.

Intorno al 1779 un Francesco Campelly sposa Maria Anna Camarada e il soprannome Campino potrebbe proprio derivare da Campelly. Il cognome Campelly/Campelli si trova scritto anche Champelli e quindi Ciampelli.


Nel novembre 1739 Bernardo Champelly è padrino di battesimo con Isabella Olla.
Il 21 maggio 1776 Claudio Champeli. è il padrino di cresima di Antonio Fatachiu.
Sotto la forma Ciampelli è ancora presente in città mentre la forma Campelli non si trova più.
*(Massimo Pittau, I cognomi della Sardegna, Carlo Delfino Editore, 1990)

CERAVOLA - CIARAVOLA- CELLAURA- SCERAVOLA
Ceravola è un cognome di origine meridionale, tra Sicilia e Calabria. I Ceravola di Alghero provengono da Livorno dove sono arrivati partendo dal sud dell'Italia.
 Il primo documento ad Alghero è il matrimonio tra Raffaele Ceravola e Nina Serra celebrato il 22 giugno 1857. Gli sposi sono andati a vivere a Livorno per tornare in città nel 1870.
I Ceravola fino alla prima metà del novecento erano tutti marinai


FERRALIS - FERRARI - FERRARO - FERRARIS

Cognome proveniente ad Alghero dalla Campania e in particolare da Capri. Ad Alghero è molto diffuso nel 1800.
Il ferraro è il fabbro e il cognome può trarre origine dal mestiere.

FUSCO
Fusco è un cognome di origine campana. Nel 1930 Maria Giuseppa Fusco, nata a Ittiri, sposa un Ceravola di Alghero.

GARIBALDI - GALIBARDI - GALIBARDU - GARIBARDI
Fin dal 1700 ad Alghero sono presenti numerose famiglie con questo cognome. Provengono dalla Liguria, soprattutto da Alassio.
Al  momento il primo documento trovato è il matrimonio celebrato il 23 settembre 1662 tra Antonio Garibadu di Santo Stefano, Riviera di Genova,con Antonia de Cimiquelis?, di Genova. Testi Augusto Misuru?, e Pasqualino? Bonavia.
Non ho trovato fino ad ora una parentela tra i Garibaldi di Alghero e Giuseppe Garibaldi (che era nato a Nizza).

GALCERIN - GALZERIN - GALZERINO - GALZEVINO
Il primo Galzerin  trovato è del 1769. Giuseppe Diego Galzerin è un padrino di cresima. Il cognome è abbastanza diffuso ad Alghero nel 1700 e un po' meno nel 1800. Galzerino è un cognome ancora presente in Sardegna, soprattutto a Cagliari.

ROSELLA - RUSELLA - RUSELLO - ROSSELLA
Cognome di probabile origine spagnola ancora diffuso ad Alghero.
 In catalano  rosella è il papavero.
Il primo documento che ho trovato con questo cognome è un matrimonio: Rosario Roseli di Sicilia il 23 dicembre 1731 si sposa con Gaetana Fundoni. Testi  Aemar? Demuru?, e Didaco Cubeddu.
Nei 1752 in documenti riguardanti due figlie di Rosario il suo cognome è Rusella e nel 1770 quando fa da padrino è Roselli mentre la figlia citata nello stesso documento è Rosello. Al momento non ho trovato legami tra questa famiglia e le altre di poco successive (1740).
I Rosella del 1800- primo 1900 erano quasi tutti agricoltori.

SERRA
Cognome molto diffuso nelle terre europee che si affacciano sul Mediterraneo occidentale.
Ad Alghero le famiglie con questo cognome sono molto numerose e hanno varie provenienze.
Da un atto di morte veniamo a sapere che il soprannome di una famiglia Serra è Mustazzu (Baffo?). Il soprannome è ancora presente in città. Il documento è il seguente.
Il 21 agosto 1855 muore Ignazio Serra di 50 anni figlio del fu Antonio e della fu Giuseppa Sartori. Accanto al cognome è scritto Mustazzu.
Il soprannome potrebbe avere anche attinenza con il termine "mostazzaffo" che nel periodo spagnolo designava il sovrintendente ai mercati e vigilava su tutto ciò che concerneva la quantità e qualità dei viveri nelle città regie. La carica fu abolita nel 1836. (1)
Naturalmente questa è solo una mia ipotesi che non ha alcun riscontro nei documenti e si basa soltanto sulla somiglianza tra i due termini. In spagnolo il mostazzaffo è l'amostassen e l'assonanza con Mustazzu è anche maggiore che con l'italiano. Bisognerebbe provare il nesso tra la famiglia e la carica in questione. O si tratta di un soprannome messo per scherzo?

Altri soprannomi dei Serra sono Lu Cuntì (il contino - ancora presente) e Baul.

Giuseppe Dessì parlando del cognome Serra dice che era un "cognome aristocratico e antichissimo dei Giudici d'Arborea." I de Bas Serra furono giudici d'Arborea. (2) 

Tra i cognomi di origine catalana presenti ad Alghero cito Pons che era molto diffuso nel settecento e ottocento e probabilmente Canelles/Caneglias ancora presente.

(1) Fonte: Dizionario Storico Sardo, F.C. Casula, Carlo Delfino Editore
(2)Giuseppe Dessì, Paese d'ombre, Ilisso, 1998, pag.175 


UN MATRIMONIO A SORPRESA


Il 23 gennaio 1732 si celebra un matrimonio anomalo, in quanto gli sposi non si recano in chiesa, ma si sposano per strada. Nei Promessi Sposi don Abbondio scappa sempre davanti a Renzo e Lucia che vorrebbero coglierlo di sorpresa per sposarsi con una formula usata in alcuni casi particolari. Vediamo ora il documento. Non tutti i termini sono leggibili, ma il senso del documento è chiaro.
 
Fas fe Juan Bau.ta Clavi domer estant parlant ab don Ignas Caxola davant la pensa? de Girones en las quatra cantonadas compareguè Bernard Zampeli soldat de la compagnia de Basallen?, del estat de Fiorenza y Maria Dominiga Baia fadrina de la present siutat, y se desposaren en mia presensia aquesta es ma muller, y ella aquest e mon marit  teg? = de presents don Ignas Caxola, y Juan Bau.ta Carta =

Nel documento sono nominate las quatra cantonadas che evidentemente hanno una lunga storia, sempre che indichino la stesso luogo, cioè l'incrocio del Corso Carlo Alberto don la via Gilbert Ferret..

Il 7 luglio 1732 nasce Luigi Francesco Bernat Sampeli figlio di Bernat Sampeli del Granducato di Firenze e di Maria Domenica Baia. Sono padrini Francesco Girony/Girones e Maria Ignazia Girony/Girones.


Riporto di seguito alcune notizie tratte dai Quinque Libri della parrocchia di Santa Maria per indicare la provenienza di alcuni cognomi presenti in città nel 1700-1800. 
PP sta per padrini. Le parole seguite da un punto di domanda sono di lettura incerta. I cognomi in grassetto erano particolarmente diffusi in città. Non sono evidenziati i cognomi tuttora presenti.

Il 12 febbraio 1726 Salvatore Angelo Nieddu si sposa a casa con Giuseppa Ortu. Testi il Magnifico Giorgio Ayraldo console della Serenissima Repubblica di Genova e il tenente Salvatore Esquintu.


DOCUMENTO RIPORTATO IN ORIGINALE

Dia 25 de gener 1727

Fas fée Antoni Rodò domer, de orde del S. Vicari G. Salvagnolo lo Lei?, Juan Baptista

 Ledda?, ha desposat a Antoni Kirieleizò, alias Sargient la Granatta, natural de Messina

 en Sicilia, y Maria Cathalina Menali de la ciutat de Ibrea (Ivrea) en Piamonti solters,

 presens per testimonis Maurissi Morena sargent, natural de Limon en Piamonti, y Nicolau

 Prinseli/Rinseli natural de Consencia (Cosenza) ex Calabria, tots del segons batallò del

 Rt. de Sicilia; no se ha fet monestassiò alguna, en faes Die et anno.


Nel febbraio 1745 nasce Francesco figlio di Serafino Candia della nazione napoletana e di Teresa Simon. PP don Antonio Recco della nazione genovese e Maria Antonia Patria?

Il 13 novembre 1745 nasce Giovanni Battista Antonio Luigi figlio di Giacomo Giusalberti della città di Bergamo e Maria Caterina Via. PP Santino Valero/Balero fu Bartolomeo di Sestri Levante e Angela Valero dello stesso luogo.

Il 15 maggio 1746  Giuseppe La Paz portoghese si sposa con Teresa Arduina di Nizza nella casa del conte V.bilis Magliano dell'Ordine Provisonis RR. Canonici. Testi  Giuseppe Sanna algherese e Giovanni Pinna di Cossoine.

Il 14 gennaio 1747 Cesare Goriani di Sestri si sposa con Giuseppa Langasco di Alghero nella chiesa della B.M.V. della Mercede. Testi Pietro Sechi di Monteleone e Lazaro Cuesta? Algherese.

Il 6 luglio 1757 muore Giuseppe Irlan figlio di Francesco Irlan algherese e di Maria Giuseppa Asque/Asquer di Alassio in Genova. Ha sette mesi e viene sepolto in cattedrale.

Il 29 agosto 1758 munito di tutti i sacramenti muore Francesco Izzo figlio di Vincenzo Izzo di Torre del Greco. Ha 29 anni e viene sepolto in cattedrale.

Il 23 marzo 1760 Giovanni Vaconaci della Grecia si sposa in cattedrale con Anna Maria Calcadorgia vedova della Corsica domiciliata ad Alghero. Testi Rev.do Giovanni Battista Tavera e nobile don Giuseppe Lavagna algheresi.

Il 22 maggio 1760 Antonio Nobili di Sisco in Corsica si sposa in cattedrale con Maria Angela Ferrandini della Corsica e domiciliata ad Alghero dall'infanzia. Testi Pietro Lay algherese e Giovanni Valerio Graxiani della Corsica.

Il 14 agosto 1760 Pietro Giordano (di Michele e di Anna Maria Contie?), di Monestier de Briançon nella provincia Delfinato in Gallia si sposa con la vedova Maria Antonia Monet Rivolta (di Domenico Monet e Orolie Mella) della città di Trani nel Regno Napoletano.

Il 6 settembre 1760 Gavino Era di Pattada si sposa in cattedrale con Vittoria Masala. Testi Rev.do Francesco Sanna e Rev.do Proto Tola rettore del Seminario Tridentino.

Il 27 ottobre 1760 Antonio Maria Musso vedovo di Sestri in Genova si sposa con Maria Maddalena Guana di Ajacio in Corsica nella chiesa della B.M.V. del Carmelo Testi R.do Padre frate Giuseppe Maria Mazzoni carmelitano e Gerolamo Valero (Balero).

Il 21 dicembre 1760, premessa un'unica pubblicazione e dispensate le altre due per giusta causa, Crescenzio Piro di Torre del Greco si sposa con la vedova Maria De Sara. Testi Andrea Liucchiu e Lorenzo Speranza napoletani. 

Il 21 dicembre 1760, dispensati dalla terza pubblicazione per giusta causa, Giuseppe Pira di Torre del Greco si sposa con Teresa Sassu di Sassari nell'Oratorio di Santa Croce. Testi Rosario Rosella e Salvatore Serra.

Il 6 aprile 1761, dispensate le pubblicazioni, Michele Bacrachi Stefanopoli si sposa con Maria Regina fu Dimas provenienti da Montresta, alias San Cristoforo della diocesi di Bosa e nati ad Ajaccio in Corsica. La cerimonia avviene nel Palazzo Episcopale. Testi Michele Murru e Lorenzo Borete di Cavagnano in Piemonte.

Il 3 ottobre 1761 dispensate le tre pubblicazioni per giusta causa, Giuseppe La Pec Tlissionensen?, in Lusitania (Portogallo) vedovo si sposa con Gabriella Amparad. Testi Andrea Sentilli di Venezia e Andrea Poinu?, piemontese.

Il 10 settembre 1762 muore Maria Valero/Balero figlia di Gerolamo Valero/Balero genovese e di Maddalena Bertoro della Corsica. Ha un anno e viene sepolta nella chiesa del Carmelo. 

Il 5 aprile 1763 Maria Maddalena Cristina figlia del j. v. dr Paolo  Martillunc e di Teresa Fresco viene battezzata nell'utero materno per imminente pericolo di vita. L' 8 aprile è stata battezzata sotto condizione in chiesa dall'arcidiacono dr. Giovanni Antonio Martillunc. PP Giuseppe Martillunc e Maria Mura.

L'8 novembre 1763 muore Giovanna Maria Teresa di Gavino Era di Patada e Vittoria Masala di 29 giorni, e viene sepolta in Cattedrale.

Il 9 novembre 1763 muore Francesco Giuseppe di Pietro Lay di Bosa e M. Giuseppa Pinna di sei mesi. Inumato nell'Oratorio dell B.M.V. del Rosario.

Il 12 novembre 1763 muore Gerolama di Gerolamo Balero genovese e di Maddalena Bertoro dell'Isola di Corsica, di sei mesi, seppellita nella chiesa della B.M.V. del Carmelo.

Il 10 agosto 1775 nasce Carlo Michele Gallesio figlio di Marco Gallesio di Alba in Piemonte e di Vittoria Favella. PP Michele Valero e Rosa Reco. Ben presto Gallesio è diventato Galesio.

Il 14 agosto 1775 nasce Maria Chiara Adelaide figlia di Camilo Mariotti di Bologna e di Maria Teresa Demarqui. PP Ignazio Raimondo Quiqui? di Torino e Caterina Demarqui.

Il 13 agosto 1786 nasce Nunzia Maria figlia di Gerolamo Ballero da Sestri in Genova e di Teresa Burasina proveniente dalla Corsica. PP Domenico Balero e Bianca Maria Caval

Il 18 gennaio 1787 dispensate due pubblicazioni Domenico Balero si sposa con Bianca Maria Caval. Testi Giuseppe Melis e Antonio Crasta.

Il 20 gennaio 1787 dispensate due pubblicazioni, Nicola Ramella vedovo si sposa con Maria Felice Sanpolo di Ajaccio. Testi R.do Francesco Marinetto e Francesco Pietro Canu.

Nel novembre 1795 muore Carmina Fresco di Torre del Greco di circa 30 anni, e viene sepolta in cattedrale.

Il 5 febbraio 1798 nasce Francesca Dorotea Mura figlia di Francesco Giuseppe Mura e di Elisabetta Pirisi. PP Raimondo Enrico (fu Giuseppe Enrico di Genova e della vedova Giovanna Maria Alziator) e Giovanna Maria Alziator.


Il 14 gennaio 1802 nasce Giovanni Giacomo Efisio Felice figlio di Pietro Maria Giannorsi/Gianorso della Corsica, cioè Carvo?, e di Rosa Aizza/Izza. PP Giovanni Penca?, di Ivrea in Piemonte e Caterina Ribaudi.

Il 3 agosto 1809 nasce Domenico Ignarra figlia di Giuseppe e di Angela Cimino di Ercolano. PP Aniello Scognamino di Ercolano e Pasqualina Corbia.


Le notizie tratte da documenti relativi a persone con cognome tedesco si trovano nel post Cognomi Tedeschi ad Alghero.


Invito coloro che trovassero inesattezze a comunicarmelo con un commento o con una e-mail.
Ringrazio inoltre coloro che volessero fornirmi ulteriori notizie e precisazioni. In particolare sono interessata ai cognomi Rosella, Alivesi, Ceravola, Camerada e Serra.
La mia e-mail è tilgio@virgilio.it