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giovedì 16 luglio 2015

Zola e la società nell'ottocento

Nel suo romanzo "La conquista di Plassans" Emile Zola fa il ritratto di Aix-en-Provence nella seconda metà dell'Ottocento durante l'impero prima del 1870.
La sua analisi è interessante perché evidenzia la mentalità della classe sociale che sta tra gli aristocratici e il popolo. Imbalsamati e nostalgici i primi, inesistente il secondo.

"Plassans è divisa in tre quartieri assolutamente separati: il quartiere vecchio, nel quale avrete soltanto da portare consolazioni ed elemosine; il quartiere di san Marco, abitato dall'aristocrazia, un luogo di noia e di rancori di cui non diffiderete mai abbastanza; e la città nuova, il quartiere che tuttora si sta sviluppando attorno alla sottoprefettura, l'unico possibile, l'unico dove si può respirare ... io avevo commesso l'errore di prendere alloggio nel quartiere di San Marco, che supponevo adatto alle mansioni della mia carica. Ah, ve lo assicuro, non vi ho trovato che vedove rinsecchite come vecchi tronchi d'albero e marchesi imbalsamati. tutta quella gente rimpiangeva il tempo in cui Berta filava. Nessun ricevimento, neppure l'ombra di una festicciola; una cospirazione sorda contro il regime pacifico sotto il quale felicemente viviamo ... Ho corso il rischio di passare dei guai, parola d'onore ...
... Allora sono passato al di là del corso Sauvaire, ho preso un appartamento là, nella piazza. Vedete, a Plassans il popolo non esiste, l'aristocrazia sta chiusa nel proprio guscio, sono sopportabili soltanto alcuni parvenus, presone gentili che si danno molto da fare per chi ha una certa posizione. il nostro piccolo mondo di funzionari si trova molto a suo agio. Viviamo tra di noi, a modo nostro, senza curarci della popolazione, come se avessimo piantato le nostre tende  in un paese conquistato."

E. Zola, La conquista di Plassans, Garzanti Editore, 1993, pag.71-72 

La descrizione può essere riferita a qualsiasi città europea di quel periodo. Con l'aggiunta della beneficenza che le classi borghesi fanno al popolo che si trascina nella miseria più assoluta.

Nel suo romanzo Germinal Zola riporta questa teoria sui salari.
"Ma si può aumentare il salario? La legge bronzea lo blocca al minimo indispensabile, giusto il necessario perché gli operai mangino pane secco e facciano bambini... Se scende troppo, gli operai crepano e la domanda di nuova manodopera lo fa salire di nuovo. Se sale troppo, l'offerta troppo alta lo fa abbassare .. E'  l'equilibrio delle pance vuote, la condanna perpetua all'inferno della fame."

E. Zola, Germinal, Oscar Mondadori 2010, pag. 144

Questa teoria ha avuto molta importanza nella nascita dei movimenti dell'Ottocento a favore dei lavoratori. Quando nel Novecento si è visto che i salari potevano salire e che le condizioni di vita degli operai potevano migliorare la teoria è stata abbandonata.
Ma credo che oggi stia tornando di moda. Attualmente si nota il deprezzamento del lavoro visto che le macchine si stanno sostituendo in maniera massiccia all'uomo.
Penso che la manovra politico-economica messa in atto in Europa sia quella di diminuire il flusso di denaro in circolazione  per impedire un'ulteriore espansione dei consumi. Anzi si sta cercando di eliminare ciò che viene giudicato superfluo. Mi chiedo se dietro questi movimenti ci sia una razionalità o se avvenga tutto a insaputa dell'uomo, per un meccanismo naturale di equilibrio delle risorse. Forse la società si comporta proprio come un organismo e adatta i suoi comportamenti alle circostanze del momento.
E' certo che comunque le masse di esclusi che premono dal sud sono sospinte da bisogni naturali irrefrenabili. Ed è altrettanto certo che la loro presenza cambierà il rapporto lavoro-salario. Oltre a ciò chi arriva è una  persona fortemente motivata e disposta a tutti i lavori mentre la popolazione europea ha una forma mentis più rilassata e non propensa a ridurre le proprie aspettative. Stiamo vivendo un momento di grande trasformazione nel quale riconosciamo vari elementi: l'informatizzazione che ha tolto lavoro, la globalizzazione che ha aperto i mercati mondiali, l'afflusso in massa di coloro che fino ad ora sono stati esclusi e che rischiano la vita per partecipare al nostro ormai esaurito benessere.
Per il singolo cittadino la vita si è fatta dura. Se ha uno stipendio statale o una pensione sufficiente può ritenersi molto fortunato. Ma per gli altri è dura. Chi ha un'attività deve lavorare senza sosta per cercare di mandarla avanti, i professionisti si contendono i clienti, chi ha immobili tende a disfarsene e questo provoca un abbassamento di prezzi. Anche gli affitti calano mentre non cala la pressione fiscale sui proprietari. Come sempre, per restare a galla vale la vecchia legge dell'adattamento. Sopravvive chi sa adeguarsi più prontamente e riesce a vedere molto lontano.

Come ho già detto altre volte, credo che il problema sia fondamentalmente demografico. La popolazione mondiale si dovrà ridurre drasticamente perché ciascuno abbia il necessario per una vita dignitosa e soddisfacente.

Continuando nella lettura ecco un passaggio sulla Russia di fine Ottocento. Suvarin è un nobile e ricco russo che ha rinunciato a tutto ciò che possedeva per schierarsi con i proletari. Ha lasciato la Russia dopo un fallito attentato allo zar che ha portato all'impiccagione di numerosi compagni tra i quali la sua fidanzata. Fa il meccanico e predica la ribellione contro i borghesi.
Sentiamo il suo pensiero.
"In Russia tutto andava male. I suoi vecchi compagni erano diventati tutti dei politicanti; i famosi nichilisti che facevano tremare l'Europa, figli di preti, piccoli borghesi, mercanti, non andavano al di là della liberazione nazionale, e sembravano credere che, una volta ucciso il despota, il mondo sarebbe stato liberato..
... Aveva rinunciato al suo rango e alla sua ricchezza e si era messo con gli operai solo con la speranza di veder sorgere finalmente quella nuova società del lavoro in comune."
 pag. 403 404

Più avanti Etienne Lantier, il protagonista, espone una sua ipotesi: ammettendo che la vecchia società non esistesse più, che fosse stata spazzata via via fino alle briciole; be', non c'era da temere che il nuovo mondo a poco a poco sarebbe stato rovinato dalle stesse ingiustizie, gli uni malati e gli altri in buona salute, gli uni più furbi, più intelligenti, che si arricchivano, e gli altri imbecilli e pigri, che ridiventavano schiavi?
Suvarin allora davanti a quella visione di eterna miseria replica: Se la giustizia non era possibile con l'uomo, bisognava che sparisse l'uomo. Tante erano le società marce, tanti dovevano essere i massacri, fino allo sterminio dell'ultimo essere vivente.
pag. 454 455

Quando infine è chiaro che lo sciopero con tutta la sua scia di lutti e distruzione non ha avuto alcun risultato immediato Etienne sogna ancora di trasformare gli operai in eroi, sogna di guidare il popolo, quella forza della natura che divora se stessa.
pag. 520

Infine vi è una riflessione su Darwin.
Aveva ragione Darwin dicendo che il mondo non è che una lotta, che i forti mangiano i deboli per la bellezza e la continuità della specie? Questa domanda lo metteva in difficoltà .. ma un'idea affascinante dissipò tutti i suoi dubbi .... Se una classe doveva essere divorata, non sarebbe stato forse il popolo, vivace, ancora nuovo, a divorare la borghesia estenuata dai piaceri? La nuova società sarebbe stata formata da sague nuovo. E in questa sua attesa di un'invasione di barbari che avrebbe rigenerato le vecchie nazioni ormai vacillanti, riemergeva la sua fede assoluta in una prossima rivoluzione, quella vera, quella dei lavoratori, che col suo incendio avrebbe infiammato la fine del secolo dello stesso porpora di quel sole nascente che ora vedeva sanguinare nel cielo.
pag. 527

Siamo arrivati alla fine. Nelle ultime pagine Zola ribadisce la sua fede nel riscatto degli operai.
"Forse la violenza non affrettava le cose. ...organizzarsi con calma, conoscersi, riunirsi in sindacati, quando le leggi lo avrebbero permesso; e poi, il giorno in cui milioni di lavoratori, uniti, si fossero trovati di fronte a qualche migliaio di fannulloni, prendere il potere ed essere padroni! Ah, che risveglio di verità e giustizia! ..."
Il libro termina con la frase:
"Spuntavano degli uomini,un esercito nero, vendicatore, che germogliava lentamente nei solchi, che cresceva per le raccolte del secolo futuro; e presto la sua germinazione avrebbe fatto esplodere la terra."
pag. 529-530

E. Zola, Germinal, Oscar Mondadori 2010

Peccato però che, per quante rivoluzioni si facciano, non si fa altro che sostituire una classe di prepotenti ad un'altra di prepotenti.
Però è interessante vedere come gli scrittori di fine ottocento vedevano nascere una società più giusta, più equilibrata. Elementi fondamentali erano l'istruzione, la scienza che creava nuove macchine, e la medicina che trovava nuovi rimedi. Una società istruita, aiutata nel lavoro da macchine sempre più efficienti, curata con medicinali capaci di debellare le malattie, doveva per forza essere una società più equilibrata e felice. Sembra di sentire lo zio Vania di Cechov che sogna un futuro roseo per l'umanità.
Adesso abbiamo tutto ciò che nell'Ottocento era solo un sogno. Perché allora non siamo felici? E il peggio è che oggi non sogniamo più niente. Ci perdiamo dietro effimeri godimenti momentanei che creano noia e angoscia. Ben pochi sono i saggi che hanno capito la filosofia del vivere i momenti in completa sintonia con il nostro essere parte della natura, sempre pronti a spalancare occhi meravigliati di fronte alla varietà inimmaginabile che si crea all'interno degli individui, a qualsiasi specie animale o vegetale appartengano.
Non possiamo conoscere il fine della nostra vita ma possiamo sempre e comunque apprezzarla e sondarla all'infinito con la curiosità del bambino che scopre il mondo.

lunedì 6 luglio 2015

Governo, Corte dei Miracoli


"La zattera della Medusa"  di Gericault


Oggi voglio fare una retrospettiva dei pasticci italiani.
Quando l'Italia doveva reperire soldi per soddisfare l'Europa, destra e sinistra si sono guardate in faccia e hanno pensato che mai e poi mai avrebbero potuto trovare quei soldi in maniera indolore. Infatti non era pensabile fare tagli o imporre altre tasse perché avrebbero perso elettorato e meno che meno potevano togliere le mani dalla cassa per lasciarvi il denaro necessario al momento. Ed è lì che arriva il colpo di genio. Il lavoro sporco lo farà un governo "tecnico" non interessato al voto che troverà il denaro necessario all'Europa. Napolitano, sempre molto servizievole, chiama allora Monti che mette su una squadra di esattori. Benissimo intervenire sulle pensioni dato che i pensionati non possono nemmeno fiatare. Poi Monti vorrebbe intervenire sui "privilegi" di farmacisti, tassisti e notai. Eh, no! I privilegi non si toccano!

E così, visto che lo spread è sceso, e che il tempo è passato, si fanno nuove elezioni. Bersani prova a fare un governo ma non ha i numeri. Mai lasciare il campo ai 5Stelle che governerebbero, ma non si può. Letta riesce a salire sulla poltrona ma Marchionne non è contento. In tutto questo panorama è intanto apparso un personaggio che continuava a dire "Rottamiamo tutti. Io so come fare per risolvere i problemi del paese".  Il quadro politico è talmente confuso che Napolitano, ricattato, deve prolungare il suo mandato perché solo di lui ci si fida.

E, dopo che il personaggio in questione è riuscito a diventare segretario del PD grazie alle primarie pilotate da Berlusconi che nutre grandi speranze su di lui, dopo le ripetute assicurazioni a Letta che mai e poi mai sarebbe stato sostituito, Napolitano incarica il figuro di fare il nuovo governo. Grande soddisfazione di Berlusconi che pensa di tirare a suo agio i fili della marionetta e più grande soddisfazione di Marchionne che vede finalmente realizzato un suo sogno. Licenziamento dei lavoratori, assunzione a tutele crescenti, mano libera all'imprenditore.

Ma l'Italia non lesina le sorprese al suo pubblico, cioè al suo popolo. Adesso le pensioni vanno reintegrate, le leggi che valevano per estromette Berlusconi dalla politica non valgono per De Luca, e vedremo quale altro sollazzo scaturirà da questa moderna Corte dei Miracoli di mentecatti che occupano il governo e le istituzioni che barcamenano il paese.

Ma noi sappiamo bene che la politica altro non è che la presa d'atto delle modifiche nella situazione economica mondiale.

La cruda realtà è che il lavoro ha perso il valore economico, le masse oggi non sono altro che bocche da sfamare, i soldi sono diventati virtuali, nominativi, frutto di scambi teorici che includono la vendita di debiti e la maturazione di interessi che mai e poi mai verranno onorati perché i debitori mai e poi mai ne avranno la possibilità. La marea di poveri che preme per cercare la sopravvivenza farà crollare ancora di più le nostre certezze di figli del boom economico anni sessanta che è stato solo una meteora che ha attraversato fulmineamente un cielo di miseria e sopraffazioni. Ancora ci culliamo nel nostro piccolo mondo di benessere ma già sentiamo il fiato sul collo di tanti che ci osservano e pensano che non sia giusto, e dicono che tutti hanno il diritto di partecipare alle risorse del pianeta.
Come andrà a finire?