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sabato 26 settembre 2015

Come scrivere l'algherese?


Quando è stata inventata la scrittura, attraverso mille passaggi documentati da reperti archeologici e da pitture, l'uomo ha dovuto risolvere una quantità incredibile di difficoltà. Sono passati millenni per arrivare a concepire una scrittura basata sui suoni e anche questa soluzione ha richiesto numerosi passaggi per arrivare al nostro codice alfabetico e alle nostre regole fonetiche. Ogni lingua ha i suoi punti deboli e se non la si conosce a fondo è facile cadere in errore.
Quando ad Alghero nei primi decenni del Novecento si è cercato di dare forma scritta alla parlata algherese ci si è scontrati con le mille particolarità di una pronuncia che doveva trovare il suo corrispondente grafico che rappresentasse con esattezza il relativo suono. La via più semplice è sembrata quella di prendere la scrittura catalana per cercare di raffigurare quelle sonorità con le regole catalane di Barcellona. Questa operazione ha portato come conseguenza l'impossibilità di leggere scritti algheresi per chi non ha appreso quelle regole. Alcune parole, con tale sistema, vengono rese irriconoscibili a chi non ha una adeguata preparazione.

Non conosco scritti letterari algheresi del periodo catalano e non so se ne esistano. La mia esperienza si restringe ai Quinque Libri dell'Archivio Diocesano. Leggendo le annotazioni di nascite, cresime, matrimoni e morti, ho potuto fare delle osservazioni.
Fino al 1790-1800 i cognomi venivano scritti secondo la grafia spagnola consolidata nei circa 400 anni precedenti. La dominazione iberica era finita nel 1714 e per alcuni decenni si è continuato ad usare le regole fonetiche spagnole. Farò alcuni esempi.
Achenza è scritto Aquenza, Chelos diventa Quelos, Battaglia è scritto Battalla, Catogno e Ogno diventano Catoño e Oño, Caneglias è Canelles, Castellacciu è Castellacchiu, Ciampelli è Champelly, Schintu è Squintu, Ghilleri è Guilleri, Siglient è Sillent, Sarbunc è Xarbunc ....



Nell'atto scritto in latino si legge che il 28 Luglio 1791 è morto Didaco Rusella figlio di Antonio Rusella e di Didaca Pisquedda. Ha 2 anni e viene sepolto nella chiesa di Santa Croce.
La data completa si ricava dagli atti precedenti.

Ho riferito solo alcuni cognomi dei tanti che nei registri diocesani hanno la grafia spagnola. Man mano che ci avviciniamo al 1800 si notano dei cambiamenti e i cognomi iniziano a perdere la grafia spagnola per assumere quella italiana visto che l'Isola nel 1720 era stata assegnata ai Savoia (che peraltro parlavano in francese).
Questo dato fa riflettere e porta a vedere in questo adeguamento il naturale uso della lingua corrente per coloro che nelle scuole hanno appreso a scrivere in italiano e non più in spagnolo.

I rari esempi antichi di algherese scritto che conosco riguardano strofette e versi satirici tramandati oralmente e trascritti in grafia italiana. Può essere una mia ignoranza non conoscere scritti popolari antichi in grafia catalana ma al momento non mi risulta che ne esistano. Occorre ricordare che l'algherese è una parlata e credo proprio che fino ai primi decenni del 1900 nessuno si sia posto il problema di come scriverla, e quando ha scritto qualcosa, ha usato le regole dell'italiano.

Queste osservazioni non mi fanno dimenticare che c'è il problema di una grafia che unifichi le parlate di un gruppo linguistico. Anche per il sardo si presenta la stessa questione. Come scrivere i termini sardi, la cui pronuncia cambia da paese a paese, in modo da fare del sardo una lingua letteraria scritta?
Tutte le lingue hanno dovuto affrontare questo passaggio, italiano compreso. Alla fine si stabiliscono delle regole che ovviamente saranno ostacoli da superare per chi ha una pronuncia locale, ma la lingua scritta è una, a prescindere dalle varianti regionali. Per dare la possibilità di usare correttamente la lingua italiana scritta c'è una scuola dove non si dà tregua allo studente per le doppie, gli accenti, e quant'altro. Ci vorrebbero dunque delle scuole per ciascuna variante linguistica, ma prima ancora ci vorrebbero delle persone che parlano tali varianti.


Carré de la Rora . Se non si conoscono le regole della grafia catalana si pronuncia ciò che si legge.


Ora io mi chiedo: perché accanirsi per una grafia catalana dell'algherese, quando il vero problema è che la lingua locale si sta irrimediabilmente perdendo? Adesso è più importante non dimenticare la pronuncia delle parole algheresi che ormai vengono storpiate grazie ai toponimi che danno solo l'indicazione in catalano scritto e che vengono regolarmente letti secondo quella indicazione. Chi ci ridarà la corretta pronuncia quando nessuno più parlerà l'algherese? Questi sono quesiti aperti che attendono risposte.





giovedì 17 settembre 2015

A chi giova l'immigrazione?

Più si va avanti, più mi chiedo che cosa ci sia dietro questo massiccio spostamento di persone dal sud al nord nel blocco Eurasia e Africa. Posso credere che il movimento inizialmente sia stato spontaneo ma adesso sospetto che ci sia dietro una strategia nella quale l'Europa ha la sua parte. C'è un accordo ai vertici? Proviamo a pensare a costi e benefici, per quel che ne possiamo capire.



Gli africani poveri svendono ciò che possiedono e lasciano spazi in Africa dove la popolazione sta aumentando mentre le risorse di cibo scarseggiano. Gli africani si avvantaggiano perché il denaro rimane comunque in Africa dato che i soldi servono per il viaggio gestito da loro. L'Europa si trova una massa di mano d'opera a costo molto basso che può valorizzare risorse abbandonate in quanto gli europei non trovano benefici a sfruttarle dato che il lavoro necessario non rende quanto serve ad un europeo per vivere. Che cosa comporta questo per noi? Il territorio può arricchirsi, può sviluppare un'economia nuova che concilia il lavoro manuale duro e faticoso con un miglioramento delle condizioni generali di sussistenza. Ma per quanto? Quanto tempo ci vorrà perché i nuovi arrivati esigano standard di vita come quelli europei? E soprattutto riusciranno gli europei a difendere il loro status di fronte a popolazioni giovani, fortemente motivate, disposte a privazioni pur di ottenere il loro scopo?
Oggi c'è l'emergenza migrazione, ci sono vite da salvare. Domani ci sarà una nuova società dove ci saranno i diritti di tutti da salvaguardare. Si può veramente cercare di deviare il corso di questi eventi? L'Africa e l'Asia hanno risposto in tanti modi all'azione colonizzatrice europea che con la tracotanza del più forte ha approfittato delle risorse dei più deboli. Allora non si sono potuti fermare gli europei, oggi non si possono fermare africani ed asiatici. È la storia che trascina il tempo con il suo flusso ora tranquillo ora burrascoso e l'uomo la subisce cercando di intervenire a suo vantaggio. Anche questa volta c'è dietro il suo zampino?