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sabato 17 dicembre 2016

Oglia purrira

OGLIA PURRIRA (OLLA PODRIDA)

Troviamo un riferimento al piatto spagnolo Oglia Purrira, nelle memorie di Giacomo Casanova (1725– 1798) che lo cita tra le pietanze preferite insieme al pasticcio di maccheroni, al merluzzo di Terranova, alla selvaggina ben frollata e al formaggio con i vermi. Casanova specifica che prediligeva i sapori forti.

Ancora oggi l'oglia purrira è una pietanza molto comune e apprezzata in Spagna dove verosimilmente l'ha gustata Casanova.



Preparazione dell'Oglia Purrira
foto da: http://www.spanish-food.org/recetas-cocina-espanola/guisos-de-carne-olla-podrida.html


Ad Alghero è rimasto il ricordo del nome. Era un piatto degli ortolani che lo preparavano con le verdure coltivate nel loro terreno. 
Amelie Posse durante il suo periodo di internamento ad Alghero (1915) ha conosciuto un personaggio molto particolare che faceva l'ortolano e lo ha osservato mentre eseguiva una curiosa ricetta che la scrittrice descrive così: “In un barattolo di pomodori vuoto metteva un pezzo di lardo, o un bel po' d'olio, e delle grandi cipolle. Quando iniziava a dorare aggiungeva acqua e ci versava tanti pomodori quanti ne conteneva il suo enorme cappello di paglia. Quindi aggiungeva ogni genere di ortaggi: i tuberi lavati senza troppa cura e non sbucciati e le verdure non preparate in alcun modo. “La natura è pulita”, soleva dire. Alla fine mescolava tutto con un bastoncino a punta che utilizzava anche, di tanto in tanto, per pulirsi i denti o per nettare la pipa. A volte nella zuppa c'erano delle fave secche, il che voleva dire lasciar bollire più a lungo, oppure una manciata di riso. Sale non ne usava. Diceva che logorava lo scheletro. Se voleva dare un tocco davvero speciale ci aggiungeva un po' di pecorino grattugiato.”1
Di questa pietanza non viene riportato il nome ma potrebbe meritare senza dubbio quello di oglia purrira. Molti algheresi ricordano che gli ingredienti della ricetta erano appunto le verdure dell'orto alle quali si aggiungeva un pezzo di carne.
Una ricerca del 2004 a cura della Scuola Media Alghero 2 + Fertilia, che ha presentato i suoi risultati nel libro “Olla Podrida”, precisa che nella pentola venivano cotte rimanenze di verdure con carne e legumi, in genere ceci. Ad Alghero si usavano le lumache al posto della carne.

Oggi il piatto, non molto conosciuto, viene preparato solo occasionalmente dai conoscitori delle usanze della città. Nei suoi “Racconti Algheresi” Michele Chessa si è occupato anche della cucina tradizionale algherese. Egli cita la copazza de pesc, las agliaras, la capunara, la tolta de mangià an branc e molte altre specialità, ma non nomina l'oglia purrira. 2

Naturalmente molti si sono chiesti l'origine di una denominazione così particolare per un cibo ma pare che non ci sia possibilità di risolvere l'enigma. Alcuni pensano che podrida (purrira) sia una corruzione di poderida, termine che sta ad indicare colui che può, che è potente e ricco. Secondo altri purrira si riferisce all'uso di riversare nello stufato bollente i resti del pasto di ogni giorno e al fatto che la pentola va lasciata al fuoco in ebollizione per molte ore.3 Il piatto ha origini molto antiche e ormai sulla sua denominazione si possono fare solo ipotesi che però non danno certezze.

Nasce spontanea la riflessione che nonostante la lunga sottomissione agli spagnoli, la cucina in città sia rimasta legata alla tradizione isolana con influenze dalla Penisola e vi si trovino rari riferimenti catalani come appunto quello dell'oglia purrira. Ad esempio ad Alghero non vi è traccia dalla coca che è una focaccia dolce e farcita, immancabile nelle mense catalane durante la festa di San Giovanni.
In un sito internet leggiamo:
“Imprescindibile su tutte le tavole è il piatto tipico della pasticceria tradizionale catalana: la Coca de Sant Joan. La cui forma più antica, rotonda con il buco centrale, evoca il disco solare. La coca si mangiava “al ras”, cioè all'aperto sia in campagna sia in città, perché la notte di San Giovanni è la notte della magia.”4
Ma questo dolce tradizionale non è conosciuto ad Alghero nonostante i festeggiamenti per San Giovanni del 23 e 24 giugno siano stati tra i più importanti fino agli anni cinquanta del Novecento.
Ogni periodo ha i suoi cibi caratteristici, che sono più diffusi e presenti nelle mense di ogni giorno. Talvolta si riscoprono antiche ricette che vengono rielaborate e modificate a seconda dei gusti. Non sarebbe male fare un viaggio a ritroso nella gastronomia cercando nel contempo di recuperare i sapori dei quali si è perso anche il ricordo oppure non li si è mai conosciuti.


1. Amelie Posse – Interludio di Sardegna Editore: Euromeeting Italiana/Mediasat, pag 163
2. Michele Chessa - Racconti Algheresi La Celere 1977 Vol II pag. 104 e seg


Articolo pubblicato nel numero di settembre 2016 della rivista "L'Isolano"

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